Opera prima dell’indiano Onir. E la storia commovente, ambientata alla fine degli anni Ottanta, di Nikhil Kapoor (Sanjay Suri), un giovane indiano di Goa campione di nuoto, che si scopre sieropositivo. Nikhil viene cacciato di casa dai genitori, nonostante la coraggiosa difesa della sorella Anu. In pìù le forze dell’ordine indiane, assolutamente impreparate nei confronti detta malattia, lo segregano per evitare contagi finché il suo ragazzo Nigel e Anu non riescono a farlo uscire. Ma la vita di Nikhil è spezzata per sempre: evitato da tutti, consuma nella solitudine la sua malattia
Il film, che ha il merito di essere il primo indiano a toccare la tematica gay, si fa apprezzare per i suoi contenuti civili. Ben girato (il cinema indiano è di ottima qualità … ) non riesce però ad evitare le trappole del melodramma, che emoziona sì lo spettatore ma fa accettare a molti il gay solo in quanto essere umano che soffre. Si spera perciò che dopo di questo verranno altri film indiani che ci mostrino come vivono gli omosessuali nel grande paese asiatico. Siamo motto curiosi al riguardo. (V. Patanè – Pride)
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Fa tristezza pensare a quanto poco della cinematografia di altri paesi che non siano gli USA arrivi qui dalle nostre parti. Confesso di essermi accostato a questo film con un po’ di pregiudizio nei confronti di quel po’ che sapevo della tradizione cinematografica indiana. Sbagliavo, così come sempre si sbaglia quando si è guidati dall’ignoranza e dall’ottusità dei pregiudizi. Ho scoperto un film molto bello, appassionante nella sua trama, convincente nelle interpretazioni, autentico nel suo ispirarsi a fatti realmente accaduti. Il regista, gay dichiarato, ha saputo realizzare un film affatto scontato pur nell’aderenza al registro mélo che dopotutto una storia come questa non poteva non avere. Eppure si respira per tutto il film un’atmosfera di commossa partecipazione e di sincera immedesimazione nel dramma vissuto dal protagonista, brillante campione di nuoto che si ritrova, dopo l’annuncio della terribile malattia, all’improvviso, senza più nulla e nessuno, se si esclude il personaggio stratosferico, nella sua totale e viscerale vicinanza affettiva, della sorella Anu. E’ un film che mi ha colpito molto..anche io ho una sorella che mi è sempre stata affianco in tutti i momenti, anche quelli più tristi e disperati della mia vita. Forse anche per questo, ho trovato il film molto commovente, quasi deflagrante nel suo spirito di protesta e nell’affrontare un argomento tanto pesante una decina d’anni fa in un paese, quell’India, che avrebbe da lì a qualche anno, promulgato inaccettabili leggi che giustificano la barbarie dell’omofobia e del reato di omosessualità. Certo, il film non è perfetto. Ci sono gli elementi di “naiveté” che caratterizzano il cinema indiano Bollywoodiano, la musica insistita – anche se, devo ammettere, qui non mi è dispiaciuta neppure quella – i personaggi che si rivolgono allo spettatore, la totale assenza di gesti d’amore e persino d’affetto tra i due ragazzi..ma niente che non si possa sacrificare sul piatto della bilancia se il risultato è cmq ben al di sopra di ogni rosea aspettativa. Decisamente consigliato.
Bello e triste