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GIRATO INTERAMENTE NELL’EUSKADI CON ATTORI E TECNICI BASCHI
CRITICA:
Conosciuto anche col nome di Mikel – Un amore proibito, è un film che ha circolato molto poco in Italia, nonostante le sue evidenti qualità, sia per il tema affrontato che per gli aspetti più squisitamente filmici.
Si svolge lungo due momenti: il funerale ed una serie di flashback sgranati che ci delucidano man mano su come si sia giunti alla morte di Mikel. Ma non è certo un giallo, non foss’altro perché volutamente non arriva a nessuna spiegazione sulle cause della morte.
L’ipotesi più probante è che sia stato ucciso dalla madre, che più di una volta lo aveva pregato di lasciare Fama o, quanto meno, di non procurare scandalo nel paese, cosa che la rendeva bersaglio di chiacchiere.
Nessun’altra supposizione è però da escludere: la morte per le torture subite dalla polizia, il suicidio o la morte naturale. Tutte portano comunque alla medesima conclusione: ad uccidere Mikel è stata l’intolleranza dell’intera comunità del villaggio (eccezion fatta per il prete, l’unico a rispettare le sue scelte).
A tematiche non nuove in pellicole sul tema – come l’oppressione della figura materna o la non accettazione di sé e dei propri istinti – si associa qui il rapporto con la politica e con il sociale, forse il più sviluppato. Mikel è un sostenitore del nazionalismo basco e paga questa sua scelta con i maltrattamenti della polizia; ma, non appena viene scoperta la sua omosessualità, viene defraudato della sua veste politica, in quanto disonora il movimento di cui fa parte, quello stesso che farà di tutto poi per appropriarsene ed esaltarlo come un martire politico.
Ciò non toglie che anche le altre tematiche siano affrontate con profondità. La presa di coscienza di Mikel della propria omosessualità avviene soprattutto grazie alla presenza positiva di Fama. Se la prima volta che fanno l’amore Mikel non nasconde il suo turbamento e si vergogna di sé, sarà proprio il travestito a farlo uscire dal guscio. Lascia piuttosto un po’ perplessi il fatto che mentre viene mostrata apertamente una scena erotica fra Mikel e Bergoña, di fatto non viene lasciato alcun spazio ad un erotismo gay.
Gli attori sono molto bravi, dal bel Imanol Arias, a Montserrat Salvador fino a Fama che interpreta se stesso. (V. Patanè)
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Tesina di JO EVANS, University College, London
Imanol Uribe’s La muerte de Mikel: Policing the Gaze/Mind the Gap
La muerte de Mikel (1983) was the most successful film in a relative boom resulting from increased Basque government subsidies between 1982 and 1987. It was also among the top-grossing Spanish films of 1984.l Like The Crying Game (UK, 1992) and The Kiss of the Spiderwoman (US/Brazil, 1985), it juxtaposes revolutionary politics with homosexuality to examine ideological suppressions of difference. Mikel is an unhappily-married young pharmacist involved in Basque Nationalist politics. At the beginning of the film, his wife Begoña seems concerned to resolve their problems, but Mikel bites her during an alcohol-fuelled attempt at oral sex, effectively terminating their relationship in summary ‘castration’. The attack takes place after Mikel discovers that Begoña has discussed their sexual problems with his domineering mother and may be read, therefore, as a horrificallydisplaced attack on the phallic mother which signals the maternal/filial conflict that will lead to Mikel’s death. Begoña’s doctor, who is also a friend and mentor to Mikel, recommends a therapist in Bilbao. After his first session, Mikel joins an old friend in a bar, gets drunk and has sex with transvestite Fama… segue
Sembra proprio un gran bel film…