Siamo nel 1911, il compositore Aschenbach (Bogarde), in vacanza al lido di Venezia, rimane affascinato dalla bellezza del giovane e androgino Tadzio (Bjorn Andersen). Mentre la città è in preda a un’epidemia, tenuta nascosta dalle autorità, Aschenbach, ormai dimentico della sua missione artistica e della sua dignità, si lascia andare incontro alla morte. Perfetta la ricostruzione d’atmosfera ed il contrasto (tutto spirituale ed estetico) tra la bellezza della giovinezza e la triste decadenza della vecchiaia e della morte. Film sconsigliabile a chi non apprezza i tempi lunghi, i languori dello spirito e la musica classica. Struggente fino a togliere il respiro per chi ama questo genere di film. Un passo avanti sull’omosessualità al cinema: non è più solo sesso e violenza, diventa un fattore estetico ma non ancora un problema di sentimenti.
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Questo film e’ un opera d’arte. Ovunque verra’ trasmesso anche nella piu’ scadente bettola, statene certi… la bellezza s’impadronira’ del luogo che lo ospita. Non ci sono parole per descrivere quest’opera che sembra creata da un angelo/demone non fatto di carne e ossa. Invece e’ un essere umano che e’ riuscito attraverso la nobile arte del cinema a trasporre in immagini l’immortale romanzo di Thomas Mann. Tadzio e’ l’ Amore. Grazie Visconti!
Molto vicino al capolavoro, anche se un po’ lento. In questo film il non detto ha più importanza dei dialoghi. Bravo Visconti a osar trattare il tema omosessualità negli anni ’70.
La bellezza di Tadzio è veramente qualcosa di sconvolgente, ti viene da pensare come è mal ripartito il mondo. Chi non si innamorerebbe. Una cosa è restata un po’ dubbia, almeno secondo me: si era innamorato anche Tadzio, o era solo amore per l’attenzione degli altri?
Non so se sia una sciochezza, ma a me è parso che almeno 1 dei compagni di giochi di Tadzio nella spiaggia abbia degli atteggiamenti gay, sbaglio?
Visto al liceo, un po’ lento e pesante in certi punti…ma dico solo una cosa TADZIO! *___*
[segue] Visconti ha creato momenti di cinema puro , indimenticabile , accompagnando gran parte del film con l’Adagietto della V Sinfonia di Mahler , così lento e struggente. Gli attori sono memorabili : Silvana Mangano, algida e elegantissima e Dirk Bogarde , il protagonista ,in una delle sue più grandi interpretazioni. Certo che il dilatare un racconto breve in un film di due ore e 15 minuti ha creato qualche lentezza , date le differenti esigenze di cinema e prosa. Il risultato finale è comunque , a parer mio , meraviglioso. Scosigliato solo agli appassionati di action movies e telenovelas. Voto 9.
Dopo aver parlato di “Ludwig” di Luchino Visconti poco tempo fa , mi è venuta voglia di dire due parole sull’altro suo grande film , in cui il tema omosessuale é così rilevante : “Morte a Venezia”. Visconti si attiene strettamente allo struggente breve racconto di Thomas Mann tramutando in immagini suntuose lo sprofondamento fisico e morale di von Aschenbach. Travolto dalla bellezza apollinea di Tadzio che si contrappone come idea di purezza incontaminata alla decadenza fisica sua e alla decomposizione di Venezia , meravigliosa e putrida , devastata dal colera , Aschenbach muore sulla spiaggia contemplendo Tadzio che addita lontano con il dito , come un androgino angelo leonardesco.
“Il mare lo amava per ragioni profonde: per il desiderio di pace proprio dell’artista che lavori intensamente, il quale anela a proteggersi dagli esigenti aspetti proteiformi dell’esteriorità per rifugiarsi nel seno del semplice, dell’immenso”. Tanto per fare capire lo stile di Thomas Mann. Mi spiace, ma uno spirito romantico ottocentesco come il mio si addormenta con la ricercata prosa modernista di matrice novecentesca. Visconti le tenta tutte; inquadrature somiglianti a dipinti di Renoir e una colonna sonora ricercatissima per riempire i lunghi silenzi… ma non salva lo spettatore dalla stesso desiderio che accompagna la lettura del libro: giungere presto ad un finale che sembra non arrivare mai.
eccezionaled regia, molte scene sono stupefacenti con inquadrature e ambientazioni meravigliose, ma il film è lento e solo per amatori dei classici, ma soprattutto per gli amatori di Visconti!
Un bel film, lungo, lento ma pieno di poesia, girato in una città già di suo romantica e malinconica.
Gli sguardi muti tra i due protagonisti toccano un’intensità espressiva notevole.
Credo che a Thomas Mann sarebbe piaciuto tanto, consiglio da leggere anche il libro.
Un film complesso, lento negli accadimenti, riflessivo in ogni sfumatura, Visconti esalta, in un corretta interpretazione del romanzo,la bellezza (soggettiva) quale elemento essenziale della vita in contrapposizione al decadimento inesorabile (oggettivo) provocato dalla malattia. Un film da vedere con grande disponibilità introspettiva per le persone non più giovani.
Bjorn Andersen era di una bellezza disarmante…
strabello.
Molto commovente, a volte un po pesante, ma nel complesso molto gradevole.