Il “Malambo” è un antico ballo argentino che mescola tango e flamenco, praticamente ballato solo da uomini, che lo eseguono battendo i piedi per terra. Il regista Santiago Loza ci accompagna in un viaggio nel mondo di questa danza gaucho argentina, attraverso magiche immagini in bianco e nero ad alto contrasto.
Il giovane ballerino di Malambo Gaspar Jofre è tutt’uno con la sua passione, la danza è la sua professione. Mentre danza ci appare dignitoso, forte e inattaccabile ed emana un fascino completamente erotico.
Ma il regista chiarisce all’inizio del suo film che la danza agonistica argentina Malambo è anche una lotta senza compromessi contro il tempo. Questa è una danza a cui ci si deve dedicare per l’intera vita e anche se capitasse di vincere il campionato più importante, sei destinato a fare da istruttore alle giovani generazioni o a ballare per l’intrattenimento serale sulle navi da crociera, perché non ci sarebbe più la possibilità di prendere ancora parte alla competizione. La dedizione di Gaspar richiede un grande sacrificio fisico, sembra che per lui non possa esistere niente di diverso dal Malambo. Nei rari incontri con la vita al di fuori del ballo, Gaspar vede i familiari, gli avversari o il suo compagno di stanza tutto nel calore del suo piccolo appartamento.
Annunciato come una fiction, il film procede come un misto di documentario e di fiaba, biografia e saggio, in cui si sovrappongono la bellezza delle competizioni danzanti con la dura realtà quotidiana affrontata dallo stesso ballerino. Nel film appaiono spezzoni di documentari, elementi di fantasia, alcuni eventi della vita di Gaspar ed episodi della sua vita di tutti i giorni nella sua città Villa Ramallo o a Buenos Aires. Presentato alla berlinale 2018 nella sezione Panorama. In concorso per il Teddy Award
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