Il film è ambientato nell’estate del 1910, sul finire della Belle Époque, nella baia di Slack, nel Nord della Francia, vicino al Canale della Manica. In un piccolo paese di pescatori c’è una grande villa in stile egiziano, chiamata Thyphonium (uno stupro al paesaggio bucolico) che appartiene ad una famiglia borghese che la usa per trascorrervi le vacanze estive, tra passeggiate sulla spiaggia e bagni di mare. Questa famiglia è alquanto originale (quasi fumettistica, sembra uscita dai primi film muti), il padre André (Fabrice Luchini) ha un’andatura sbilenca e una serie di tic, il figlio Billie è un ragazzino o una ragazzina dal sesso di volta in volta interscambiale, la madre (Valeria Bruni Tedeschi) si muove come una marionetta, la zia Aude (Juliette Binoche), imperiosa e nevrotica, sconvolta dalla vergogna per un segreto di famiglia al quale attribuisce tutti i mali intervenuti successivamente. Sul luogo vive anche una famiglia di pescatori che hanno un figlio giovane e tenebroso che viene chiamato Ma Loute (Brandon Lavieville), che in gergo ha anche il significato di ‘donna’), un impetuoso 18enne che s’innamora , ricambiato, di Billy. Le cose si complicano in seguito a delle misteriose sparizioni di turisti e all’intervento di un obeso detective e del suo assistente (una specie di Stanlio e Olio)…. Non è certo la trama thriller che interessa al regista (ci viene infatti mostrato subito il colpevole), quanto piuttosto un affresco di ambiente e personaggi, volutamente caricaturali, basato sul contrasto tra classi sociali, ma soprattutto sui diversi e sorprendenti comportamenti umani. Spiega il regista: “Ho inteso la dimensione comica semplicemente come un grado diverso del dramma, basta spostare di poco l’azione, il fallimento di una sequenza di dramma che si fa commedia, qualcuno che casca fa ridere anche se ci spiace per lui. La comicità è un’arte nobile che obbliga a fare più attenzione al dettaglio, che porta ad ingrandire il tratto. La struttura del racconto comico è molto schematica, i personaggi sono caricature. Quel che mi interessava di questa storia più che la sociologia era la filosofia sull’uomo. Il nostro è un film di pazzi, una storia d’amore, un poliziesco, un racconto crudele e meraviglioso insieme”. Il film è anche divertente, con momenti bellissimi come la camminata di Billie tra le foglie (una figura che esibisce il suo doppio), la traversata della baia con le persone in braccio, o la scena della barca persa nel mare in tempesta. I travestimenti, le ambiguità di genere e d’identità, la confusione sessuale, sono momenti giocosi capaci di trasmetterci significative riflessioni. Film in concorso a Cannes 2016.
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