Varie
Young director Marko, after several unsuccessful attempts to shoot his first feature film, makes an acquaintance with a porn director Cane and starts making films with him, showing his anger towards the society he lives in. After the conflict with Cane he starts his own porn cabaret club in which the socio-political shows are frequently performed. He gathers porn stars around himself. Gay couple Johnny and Max, a transvestite Ceca, junkies Rade and Darinka and others. However, Cane’s brother who is a policeman interrupts a premiere, the press destroys them as well, and Marko decides he should leave Belgrade and have a tour around Serbia with his crew. Shortly after, series of conflicts happen with the viewers from the villages they visited. On the way, they meet a German journalist Franc, who is fascinated with Balkan. Franc suggests Marko to make films with the authentic scenes of sex and violence for him… (Imdb)
CRITICA:
I’ve just watched it…and I’ve never been so close to being stunned by a movie. So forgive me if I’m being incoherent. There are many movies that try to be deep, smart…They mostly end up being pretentious. Or you’re left with something you’re sure not even the filmmaker knows what’s it about. They try to be philosophical, but get tangled in it. This movie is simple, very simple. Others want to trick you. They play with your senses for their gain, to achieve their goal. They try to impress you, shock you, make you cry…More often than not, it comes off cheap. This movie uses no tricks. This movie is…what it is. You have to deal with it. You can’t discard it, or laugh it off and ignore it, it’s too sincere. It enters you and you believe it. You become part of it. You’re one of them. You’re there, with the gang, standing around the victim, behind Vanja who is filming it all with his camera. And you’re scared. Of yourself. (Mor. Oghma, Imdb – voto 10/10)
“… Sullo sfondo di una Belgrado ferita dalla guerra (siamo nel 2001, alla fine dell’era Milosevic), Marko, aspirante regista, tenta di fare carriera nel cinema di serie A, con scarsi risultati. A quel punto ripiega verso l’hard, e decide di mettere in piedi uno spettacolo di porno-cabaret, reclutando amici, attori di bassa lega e personaggi alla deriva. La gang si allontana dalla città per recitare il suo bizzarro show nei piccoli villaggi, ma ottiene in cambio solo incomprensione, dileggiamento, umiliazioni e violenza. Senza quasi neanche più i soldi per sfamare se stesso e la compagnia, Marko accetta la proposta di un ricco produttore, e inizia a filmare snuff movies durante i quali la gang uccide persone che non hanno più niente da chiedere alla vita. I guadagni che ne conseguono si scontrano con l’orrore morale dei delitti compiuti, in una spirale che condurrà verso l’autodistruzione.
Fallimento, è il concetto chiave che guida il film di Djordjevic: il fallimento di una nazione devastata dal conflitto, il fallimento dell’Arte in quanto strumento di apertura mentale e di liberazione sociale, il fallimento di individui costretti a rinunciare ai propri sogni. Un quadro infimo, desolante, dipinto attraverso una rappresentazione filmica attenta e intelligente, capace di evidenziare l’orrore e la disperazione, il trionfo del sangue corrotto e la distruzione dell’etica, ma allo stesso tempo abile a mettere sul piatto temi opposti, come il rispetto e la solidarietà reciproca che accompagna l’impossibile avventura di questa piccola tribù senza futuro. Djordjevic, a differenza del collega Spasojevic, non mira all’estremo a tutti i costi, anche se non mancano scene cruente (uno stupro collettivo) e momenti di puro splatter; il suo tocco registico sa anche essere delicato e sensibile, e sfrutta la sperimentazione visiva come strumento per bilanciare le tracce del testo, senza affondare nelle consuete e aleatorie derive postmoderniste. Il Thanatos sconfigge l’Eros, ci dice Djordjevic. Il sesso si propone come unico possibile motore propulsivo per sconfiggere il Male da cui il mondo moderno è fagocitato. La gente, egoista e materialista, non è però ancora pronta. Se il porno-cabaret trova derisione, condanna e vendetta, non resta che affidarsi alla morte, volto oscuro dell’Arte stessa.
Life & Death of a Porno Gang ci spinge in un coacervo di oscenità variopinte e di non immediata assimilazione: grossi corpi nudi che piacerebbero a John Waters, droga e vizi, orge e teste mozzate, pozze di sperma, strazianti confessioni di ex soldati pronti a essere ammazzati, mucche deformi, ributtanti filmini hard amatoriali, abbandono e sporcizia, povertà e condanna; una sarabanda all’apparenza caotica, in realtà inserita in una cornice filmica che sa essere solida, concreta ed efficace. Un orrore che travalica i confini di Belgrado, penetrando nell’anima di tutti noi.” (Alessio Gradogna, Cineclandestino.it)
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