Un’opera prima assai ambiziosa, comunque suggestiva, che ci mostra il dramma interiore di un uomo, Antek Liebmann, sconvolto (dopo un’ora scopriamo da cosa), misterioso, chiuso in se stesso. Sappiamo che è fuggito da qualcosa, in Germania, e ora si trova in un casolare ai limiti del bosco nella Francia del nord. Lo seguiamo passo passo. Inizia a parlare con il giovane Sebastian conosciuto al pub, si lascia suggestionare, ma non troppo, dalla bimba che si esibisce con l’hula hoop, con la vicina di casa sembra iniziare un flirt. Diventa quasi un thriller quando Antoine, il padrone di casa, gli parla di un killer che s’aggira nel bosco, dove lo porta a fare una tragica scoperta. Un nuovo amore attende Antek che però deve liberarsi da un passato traumatizzante. Se vuole iniziare una nuova vita, deve prima convocare i fantasmi del passato che lo assillano… Il regista dichiara apertamente di aver voluto fare un film sperimentale. Il film è stato girato solo in due settimane su una base di poche note, con tre membri del team e sette attori (altri sono stati aggiunti durante le riprese). “Ho voluto giocare con la forma del film – dichiara il regista – trovo che ci siano pochi film che con coraggio cerchino nuove strade, anche nei contenuti oltre che nella forma. C’è un posto magico in Piccardia dove il pavone richiama a cose meravigliose che possono accadere. Abbiamo usato il piumaggio del pavone come metafora e ispirazione. Volevamo trovare la strada che portasse il nostro personaggio fuori dalla crisi. Abbiamo voluto rompere con l’abitudinario, inoltrarci su nuovi terreni, convinti che gli spettatori ci avrebbero seguito”. Film in anteprima italiana al Festival Mix di Milano, presentato, poeticamente, con queste parole: “Antek decide di mollare tutto. Alle spalle la Germania, davanti la Francia del Nord. Quando si parte si scappa o si cambia vita? Il futuro è seganto dal passato o il presente contiene il germe della libertà, che è il senso del futuro? La scoperta di una scomoda verità, una predestinazione tragica, come in una maledizione bergmaniana trasforma Antek nell’incosapevole testimone di una tragedia. Ma la paura non ha confini, come nella biblica condanna di Babele, non conosce lingua. Se la condanna divina ci allontana, le differenze di vocabolario non ci possono fermare. L’esorcismo dei fantasmi, i desideri, le bugie. Quali mondi paralleli si nascondono nel cuore? In un giorno d’estate, in fuga dalla distruzione di un amore, Antek scopre che per sognare, bisogna sapersi dare“.
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