Varie
“Più volte sono arrivata a credere
che ciò che per me è più importante deve essere detto,
reso parola e condiviso,
anche col rischio che venga intaccato o frainteso”
Audre Lorde
DAL PREAMBOLO ILLUSTRATO DA FRANCESCA BOLIS
Luca è un nostro caro amico. Ed è gay. Come succede tra amici a volte litighiamo e come spesso succede tra amici il più delle volte terminiamo questi litigi ridendo. Tra l’inizio delle nostre discussioni e la risata finale riusciamo a rintracciare mediamente 6/7 modi diversi – e non sempre gentili – di appellare Luca specificatamente per il suo orientamento sessuale.
Ma se al posto di Luca ci fosse Marta, che come Luca è una nostra amica ed è omosessuale, quanti modi riuscireste a trovare per insultarla?
E’ ovvio che questa è una provocazione (come provocatorio è il titolo del nostro documentario) Marta e Luca sono personaggi immaginari e non è nostra abitudine denigrare nessuno. Quello che invece è vero e lampante è che per insultare la nostra fittizia amica Marta siamo a corto di offese.
Pensate che questo sia un bene?
Noi ci abbiamo riflettuto a lungo. E abbiamo capito di NO.
Perché se Luca sarà spesso alle prese con l’aggressività verbale e la violenza fisica, Marta addirittura non esiste.
L’omofobia in questo caso comincia con la negazione, negazione che per qualche motivo parte anche e soprattutto dall’interno.
Fortemente convinte che l’invisibilità sia una forma di discriminazione più subdola e potente di molti falsi stereotipi, noi quel mondo “oscuro” siamo andate ad intervistarlo per poterlo raccontare con un linguaggio comprensibile ad un pubblico omosessuale e non.
Perché occorre soprattutto educare alla diversità per non recepirla ostile e capire che alla fine tutta questa “lontananza” – senza in nessuna maniera annullare l’identità LGBT – forse è puramente immaginaria.
Noi abbiamo iniziato col chiamare le cose con il proprio nome.
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PRIMI COMMENTI RACCOLTI SUL SITO MYMOVIES.IT
isabella malagoni (lunedì 11 febbraio 2013)
Mi e’ piaciuto come documento realista in cui un pò tante di noi si rispecchiano. La difficoltà di definirsi “lesbiche” perchè la cultura e la religione ce l’hanno trasmesso come termine dispregiativo. Alla fine del film invece esplode “l’orgoglio” nel dire : SONO LESBICA . L’ho rivisto due volte e mi ha lasciato una sensazione di gioia e leggerezza. Ho pensato che a nche a me piacerebbe fare un film-intervista a tutte le mie amiche del mantovano e del modenese. Ci vorrebbero tanti film documento perchè aiutano a sentirci più forti e con tematiche comuni . Questo film incoraggia le donne a superare le paure e suscitare la voglia di incontrarsi.
Artemide71 (mercoledì 6 febbraio 2013)
“Il privato è politico”, è stata questa la mia chiave di lettura di questo bellissimo documentario. Dirlo o non dirlo? Contare o non contare? Tutte le testimonianze delle ragazze dimostrano l’importanza di dire “io ci sono”, di non essere invisibili, e sono come tutti i cittadini e che lo stato o altre persone non hanno il diritto di ostacolare il mio amore. Abbiamo il diritto di potere girare senza essere insultate, di potersi sposare e allevare i propri figli, di non essere messe al bando dalla propria famiglia, di potere vedere festeggiato il nostro amore dalla propria famiglia senza venire additate.
Aleebabi (martedì 5 febbraio 2013)
le lesbiche non esistono , ieri sera ,allungata sul divano con mia figlia di dodici anni, ho visto/gustato/ riso e riflettuto su questo documentario. Proprio dall’assenza di parole è nato questo documentario che finalmente nutre il vocabolario di parole , di immagini di emozioni nascoste . Dall’adozione o meno dellla parola Lesbica , dal riconoscimento affettivo passa una famigliarità che deve essere divulgata e condivisa . Dall’esperienze passate a quelle più recenti la possibilità di riconoscersi,affermarsi, liberarsi.
Come ufficio nuovi diritti useremo senz’altro questo strumento per la formazione nelle scuole e nei posti di lavoro
no_data (domenica 13 gennaio 2013)
E’ un documentario e come tale raccoglie narrazioni.
E’ una panoramica, una visione dall’ alto di un “paesaggio” formato da voci che SI e TI raccontano esperienze, taciute, sconosciute o palesate trovando tra loro punti in comune.
Il Doc è impregnato di naturalezza e normalità, che gentili si porgono allo spettatore, il quale non potrà far a meno di percepirle.
ci siamo eccome, e sempre di più!