[Spoiler] Un film carcerario che ha i suoi momenti migliori nelle scene di intimità che rivelano l’intenso bisogno d’amore della protagonista Julia, una studentessa 25enne che (forse) ha ucciso il suo fidanzato dopo averlo scoperto con un’altro uomo (Ramiro, rimasto anch’esso ferito ma probabilmente il vero assassino). Il film segue Julia nelle sue peregrinazioni carcerarie lungo un arco di cinque anni durante i quali ha partorito in carcere un bimbo, ha avuto una amante lesbica che le allattava il figlio, lotta contro una madre arida e frivola che vorrebbe portragli via il bambino (che secondo la legge argentina ha diritto di tenere con se in carcere fino all’età di quattro anni), promuove una rivolta carceraria e alla fine, durante un permesso, riesce ad organizzare una fuga verso la libertà, oltrepassando il confine con il Paraguay. Una intensa e coinvolgente indagine sulla solitudine umana, sulla maternità e sul bisogno d’amore, che il regista, secondo le sue parole, ha definito principalmente come “un film sull’amore, un film sulle infinite modalità con cui l’amore può declinarsi: in questa pellicola c’è un tipo di amore tra Julia e suo figlio Tòmas, un altro tipo di amore tra Julia e sua madre, un altro ancora tra Julia e Marta, la sua amante in carcere, ancora un altro tra Julia e Ramiro, il suo amico/nemico, e così via…” Presentato in concorso a Cannes 2008.
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