“The Legend Of Leigh Bowery” racconta la breve e sfolgorante parabola di Leigh Bowery (26 marzo 1961 – 31 dicembre 1994), Drag queen, stilista, club promoter, creatore di originali performance artistiche, punto di riferimento nella scena culturale inglese degli anni Ottanta. Il documentario utilizza un gran numero di immagini, spezzoni di repertorio e interviste con persone che lo conoscevano bene: parenti, amici e personaggi (per lo più LGBT), con i quali ha collaborato, come il cantante Boy George, l’attrice e autrice Rosie O’Donnell, l’artista Damien Hirst, la figlia del celebre pittore Lucian Freud (per il quale Bowery ha posato in numerosi ritratti di nudo), il ballerino e coreografo Michael Clark. Ne emerge il ritratto a tutto tondo di una personalità complessa, debordante e ironica, un fine intellettuale, appassionato di tutte le espressioni artistiche, sotto le apparenze a volte grottesche e inquietanti. Attraverso le testimonianze del padre e della sorella il documentario parte col raccontarci i primi anni di vita di Bowery. Nato in Australia nella periferia di Melbourne da una famiglia molto credente, percepisce presto la sua diversità rispetto all’ambiente circostante (era già da ragazzo piuttosto effeminato). Studia musica, design e moda presso l’istituto tecnico locale, dove ha anche le sue prime esperienze con i compagni di scuola. Subito dopo, contro il parere del padre, si trasferisce a Londra, dove cerca di emergere come stilista. I primi tempi sono difficili e tira avanti solo con l’aiuto dei servizi sociali, che gli permettono di vivere in modesti appartamenti in condivisione. Nonostante alcune sfilate di successo, non sfonderà mai come stilista: il suo stile è troppo eccentrico ed eccessivo, tanto che da un certo momento in poi decide di creare solo per se stesso. Frequentando i locali più alla moda in quel momento, Leigh conosce tra gli altri Tony Gordon, con il quale organizza a partire dal gennaio del 1984 una leggendaria serata al Taboo, in Leicester Square, che diventa subito il più trasgressivo party londinese. Nel Taboo Bowery si esibisce in incredibili performance, indossando vestiti auto-prodotti, ricavati dai materiali più vari, soprattutto plastica; un abbigliamento che spesso richiamava il fetish e l’ hard core e che esaltava provocatoriamente le sproporzioni del suo corpo divenuto ben presto grosso e flaccido. L’esperienza del Taboo termina nel 1987, ma Bowery rimane al centro del movimento artistico e della moda londinese e continua ad essere invitato nei più importanti club di tutto il mondo. Nel 1993 forma (con gli amici Richard Torry, Nicola Bateman e Matthew Glammore ) il gruppo musicale ‘Minty’ esibendosi in oltraggiose performance che fanno guadagnare al gruppo la definizione di “la band più malata del mondo”.
Il documentario ci mostra come le esibizioni artistiche di Bowery diventino nel tempo sempre più provocatorie: come quando esibendosi all’aperto, appeso seminudo per un piede a testa ingiù, col pene coperto da mollette per panni, si fa lanciare contro un vetro rompendolo, oppure quando orina in un bicchiere da cui poi la sua partner beve; o quando ‘partorisce’ la sua futura moglie Nicola Bateman , nascosta sotto il vestito, con spreco di finta placenta; o anche quando si esibisce con la sua amica lesbica Barbara in scenografie Nazi.
Nonostante il successo Bowery sperimenta spesso periodi di depressione che si manifestano tra l’altro in una vita sessuale molto promiscua. Sebbene dichiaratamente omosessuale decide di sposare la sua amica e collaboratrice Nicola Bateman il 13 Maggio del 1994, 7 mesi prima della sua morte, a soli 33 anni, la notte di Capodanno dello stesso anno, per AIDS, malattia che egli tenne segreta sino agli ultimi giorni di vita. Il regista Charles Atlas, nato nel 1958 negli USA, è una figura chiave della sperimentazione video, tra danza, audiovisivi e performance. Tra le sue opere di maggiore successo lo speciale televisivo “Television Dance Atlas”, l’installazione The Hanged One e il documentario “Merce Cunningham: A Lifetime of Dance”. (R.M.)
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