Lazy Eye

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Lazy Eye

Finalmente un interessante e piacevolissimo film sul nuovo mondo gay, quello dove essere gay, parlare di matrimonio gay e di figli, di sesso ed amore gay, non ha più alcuna connotazione problematica riguardo all’esere gay. Il film ha particamente solo due protagonisti, così autentici ed affascinanti che bastano a riempire ogni scena, anzi tutto il film, lasciandoci alla fine con una grande nostalgia per aver perso la loro compagnia. Difficile trovare un film che come questo sia capace di catturarci nelle scene d’amore (spinte) come nei lunghi colloqui tra i due protagonisti che parlano della loro vita, del loro lavoro, dell’arte, del sesso, di amore, di abitazioni, dell’etica delle bugie, dell’importanza della creatività contro il bisogno della sicurezza economica, del vortice del matrimonio, ecc. E’ come se ci sentissimo parte in causa, cosa estremamente piacevole nelle scene di sesso, ed estremamente interessante nelle altre, con quasi il bisogno di dire sempre anche la nostra. Interessante poi che i due personaggi non ci vengano mostrati, come solitamente accade (per finalità drammatiche), con uno buono, comprensivo e tollerante e l’altro problematico, nevrotico, inaffidabile. No, qui abbiamo due figure sincere e genuine, che si bilanciano perfettamente, con atteggiamenti da parte di entrambi che continuano a sorprenderci, tanto sono inattesi.
La trama è molto semplice ma ricchissima di tante domande e risposte che spesso incontriamo nella vita. Dean (Lucas Near-Verbrugghe) è un 40enne equilibrato progettista grafico a Silverlake California che spesso si trova a detestare i propri ricchi clienti per il oro cattivo gusto. Adesso ha anche un problema alla vista (l’occhio pigro del titolo) per il quale l’oculista gli ha prescritto degli occhiali trifocali ai quali fa fatica ad adattarsi. A movimentare la sua vita solitaria ed apparentemente vuota, arriva una email che lo sorprende totalmente: viene da Alex (Aaron Costa Ganis), un uomo col quale aveva avuto una storia seria 15 anni prima, quando erano giovani farfalloni. Si erano incontrati in un bar dell’East Village dando inizio ad una spensierata estate romantica a New York City. Da quell’estate i due non si sono più visti o sentiti (capiremo le ragioni più avanti). La reazione iniziale di Dean è un po’ di rabbia, ma la curiosità di sapere cosa abbia spinto Alex a scrivergli, lo convince a rispondergli. Dopo un paio di mail lo invita a trascorrere un weekend nella sua casa-vacanza nel deserto vicino a Joshua Tree. Appena Alex appare sulla porta di casa inizia un’appassionante incontro sessuale, come se i due non si fossero mai separati. Ma è proprio tutto così semplice? Ci sono molte cose che devono essere chiarite, altre che si scopriranno adesso (significativo il ricordo del loro primo incontro quando andarono a vedere “Harold and Maude”, il film preferito di Dean, che solo ora Alex gli confessa di detestare). Forse sarà necessario seppellire il passato e ricominciare da capo. Ma è una cosa possibile da farsi? Come un’ombra, dietro a tutto, c’è sempre la domanda di come sarebbero andate le cose se ci fossimo comportati diversamente. Domanda sviante o utile per comprenderci?

synopsis

When Dean, a graphic designer in Los Angeles, notices a sudden change in his vision, an ex-love from 15 years earlier contacts him unexpectedly in hopes of rekindling their relationship. When the two meet at a vacation house in the desert near Joshua Tree, secrets are revealed and passions rekindled that threaten to upend both of their lives. Forty-eight hours later, neither will ever be the same.

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