Secondo film della trilogia “I-movie” di Jarman (insieme a The Garden e Blue), sempre del genere sperimentale, vuole rappresentarci ciò che rimarrà, secondo l’autore, degli anni ottanta: dalla guerra delle Falklands alla guerriglia urbana, dal matrimonio di Carlo e Diana alla disperazione portata dalla droga e allo squallore ambientale. Frammenti di uno scenario apocalittico nel film più personale e funereo del regista inglese, che al racconto lineare sostituisce un furioso percorso a zig zag realizzato con tecniche miste. All’epoca scatenò reazioni scomposte: in realtà “le immagini ricorrenti di desolata bellezza sono poetiche, non polemiche; affascinanti, non scioccanti” poiché lo stile ha sovvertito la sostanza.
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