E’ la storia di quattro coppie (una è omosessuale) nella abitudinaria routine quotidiana, messa in pericolo da un tragico evento che fa esplodere i drammi e le contraddizioni faticosamente tenute segrete. Il regista pare voglia comunicarci che a tenere unite due persone non è solo l’amore o il sesso, c’è anche l’abitudine, sotto cui serpeggia insoddisfazione, c’è il dolore, che implica la paura di restare soli con esso. Straziante è il dirselo, ammetterlo con se stessi, parlare con franchezza “tutte le lingue della vita” (titolo dell’opera teatrale originaria). L’omosessualità è perfettamente integrata, viene usata dall’autore per rafforzare il sospetto del tradimento in un rapporto poco vivace.
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Un film interessante, per niente banale, con un inserimento a metà stpria di una scomparsa e le relative ricerche.
Una visione sulle coppie di oggi con i loro grossi problemi, i tradimenti, l’insincerità.
Tutti i personaggi sono descritti con molte sfaccettature, solo il gay è rappresentato quasi tutto di un pezzo e bene: sicuro di se, che ama le sfide e vuole vincerle: una volta tanto non la solita mammoletta in balia del cattivo mondo circostante o un perdente sfigato.
Bravi gli attori e il ritmo narrativo che senza essere sincopato tiene desta l’attenzione dello spettatore per tutto il film.