Kiss of the Damned

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Kiss of the Damned

Esordio alla regia della figlia del famoso autore indipendente americano John Cassavetes. Djuna (Joséphine de La Baume), affascinante vampira, si è ritirata a vivere nel Connecticut, dove conosce lo sceneggiatore Paul (Milo Ventimiglia). Nonostante Djuna voglia tenerlo lontano dal suo destino di dannazione eterna, i due si innamorano e vengono travolti dalla passione. A mettere in pericolo il loro amore e l’esistenza dell’intera comunità è l’arrivo imprevisto di Mimi (Roxane Mesquida), la diabolica e vendicativa sorella di Djuna… Nel film scene di lesbo-cannibalismo.

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Two beautiful French vampire sisters have separately gone to stay at a summer estate — a ‘safe house’ in Connecticut. A screenwriter begins a love affair with the “good” sister and insists on joining her among the undead. However, after they begin their life together, the other “bad” sister shows up and begins wreaking havoc almost as soon as she arrives. Slowly, her dark presence threatens to destroy them all.

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“Il vampirismo è un tema non soltanto ricorrente al cinema, ma anche piuttosto fisiologico. Un’opera prima come Kiss of the Damned non soltanto si riallaccia una tradizione, di cui condivide – per così dire – i “fondamentali”, ma come poche opere recenti e meno recenti punta a un rinnovamento critico, ideologico ed estetico dei canoni consolidati. Kiss of the Damned, sin dal titolo molto programmatico e connotativo, è dunque una suggestiva rilettura del filone, che mescola il principale genere di riferimento, che è l’horror, con l’erotismo, da sempre sotteso alle imprese notturne dei vampiri di ogni età, epoca, e tendenza sessuale. C’è in questo film un visione adulta dell’approccio metaforico alla figura e alla condizione prevalentemente notturna del vampiro inteso come “diverso” o fisiologico, anzi fanta-biologico amante infelice, dove le canoniche atmosfere dark trovano nelle pratiche espressive delle sottoculture (non in senso dispregiativo) video-musicali, della video art, dell’underground, del fumetto gotico popolare a volte necessariamente “spinto” e pruriginoso, ma anche sul un piano alto della cultura del melodramma, un terreno variegato e fertile di rielaborazione. L’intelligenza e la suggestione, il retaggio e l’aggiornamento in questo film sono perciò componenti inseparabili, a supporto di un discorso sul presente che vede la stessa sottocategoria vampiresca assurgere a sintesi della società, in cui si contrappongono spinte – da un lato – all’integrazione, alla conservazione e alla normalità borghese e – dall’altro – alla trasgressione sfrenata, distruttiva e autodistruttiva. In questa opera prima molto eccentrica firmata da Xan Cassavetes, figlia irriverente di uno dei grandi maestri del cinema americano non di sistema, John Cassavetes, il genere si affranca in modo sapiente dal neo-sentimentalismo conservatore e coatto della saga di Twilight. Si prediligono maggiormente le atmosfere gotiche di matrice europea, in particolare il milieu alto borghese e aristocratico italiano, marcio e perverso, dei film di Mario Bava e si punta contestualmente all’analisi sociologica con punte di provocatorio intellettualismo.” (Cinecriticaweb.it)

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