Ami Shushan è un bravo giocatore di calcio, adorato dai fans della sua squadra di Gerusalemme, famosa per i suoi tifosi violenti, razzisti e omofobi (l’allusione è ad una vera squadra israeliana), che s’innamora di una bella ragazza, senza sapere che è la donna di un potente boss locale. Quando quest’ultimo viene a conoscenza della cosa obbliga Ami a dichiararsi pubblicamente gay.
I suoi fans manifestano tutta l’omofobia possibile, deturpandogli il nome al femminile, “Shoshana”, così come la stampa e alcuni compagni che l’obbligano ad abbandonare la squadra. Ami diventa un caso nazionale, un fatto di cui tutti parlano. I membri del movimento gay, non perdono l’occasione di assumerlo come simbolo ed eroe della loro lotta contro l’omofobia. Una storia semplice, che poteva essere approfondita ed avere aspetti interessanti di denuncia, mentre il film si ferma sugli stereotipi, non tralasciandone alcuno: travestiti, drag queen, paparazzi, ebrei ultra-ortodossi, seni finti, ecc., con l’unico scopo di divertire lo spettatore, specialmente se conservatore. Qualche risata riesce ad ottenerla ma complessivamente il film risulta più una perdita di tempo. In patria è stato comunque campione d’incassi e in Italia viene presentato in anteprima all’Isola del cinema (sull’Isola Tiberina).
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