Intensa e complessa storia di amore, sesso e droga che coinvolge 10 anni della vita di una coppia gay. Uno, Erik Rothman (Thure Lindhardt) è un regista di documentari, gay dichiarato, l’altro, il bellissimo Paul Lucy (Zachary Booth), è un velato avvocato che lavora nel settore pubblicità. S’incontrano nel 1997 in una dinamica New York City, fanno subito sesso ma contemporaneamente nasce qualcosa di più. S’innamorano e iniziano una intensa relazione. Decidono di mettere su casa insieme, convivono, si amano follemente ma ognuno continua privatamente a combattere contro i propri diavoli, sesso e tossico dipendenza compresi. Un film che ci racconta in modo onesto e credibile le problematiche di una coppia gay contemporanea. Sesso, amicizia, intimità e soprattutto amore vengono mostrati senza inibizioni e con molta naturalezza. Il regista e scrittore Ira Sachs vive abitualmente a New York e nel 2005 ha vinto il Gran Premio della Giuria al Sundance (Forty Shades of Blue) mentre nel 2010 il suo corto “Last Address” sulla vita di un gruppo di artisti newyorkesi morti di aids è entrato nella collezione permanente del Whitney Museum of American Art and MoMA e sarà presentato alla prossima biennale veneziana. “Keep the Lights On” ha avuto la sua prima mondiale al Sundace 2012 ed ha vinto il premio Teddy alla Berlinale 2012
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Bel film, mi piace come viene raccontata negli anni la loro quotidianità fatta di tenerezze ma anche momenti di tensione. Assolutamente consigliato.
Senz’altro un Teddy Award berlinese ben meritato , con il protagonista Thure Lindhart che dopo Brotherhood da un’altra magnifica interpretazione di un personaggio gay. Il film copre una tumultuosa relazione decennale vissuta in una NYC che fa da sfondo inquietante e indifferente. Erik è sessualmente dipendente da Paul , personaggio dolce e sfuggente (e abbastanza mal delineato) che continuamente sparisce e riappare nella sua vita travolto da abuso di droghe e da instabilità psichica. Il legame tra i due (anche se con una sceneggiatura continuamente vacillante dal punto di vista psicologico) ha un forte impatto emotivo. Erik “top dominante” è in realtà uno “schiavo d’amore” che vede andare la sua vita alla deriva e che non sa liberarsi da questo amore che lo (li) distrugge. Un pò assurdo nel film il ricorso alle hot lines telefoniche in un mondo oramai dominato da internet. Film da vedere. Voto 8.
Un Teddy meritato per un film che non appare eclatante per la “quotidianità” del suo incedere ma proprio per questo sua intimità appare molto vero. Il tema principale appare essere quello della dipendenza (non solo dalle droghe) ma soprattutto dall’altro: questo il “turning point” di ogni relazione e qui viene molto ben messo in scena. Efficace il senso dello scorrere degli anni, con la relazione che si intoppa sempre negli stessi punti, sia pure con sfumature sempre diverse (come effettivamente accade sempre!).Bravi gli attori, soprattutto Thure Lindhardt, immersi in una fotografia che a tratti è molto “Andy Warhol”.
Oddio,mi piacerebbe molto vederlo ma non so il perchè non ci riesco! Help 😐