Nei tradizionali teatri bengalesi non era difficile vedere uomini che coprivano ruoli femminili. Una di queste ultime star si chiama Chapal Bhaduri. Un giovane regista gay decide di fare un film su questi leggendari teatri e chiede al 71enne attore un’intervista. Inizia così una intensa conversazione che presto oltrepassa i confini di una normale intervista. Nel momento in cui l’attore descrive gli eventi più dolorosi ed emozionanti della sua carriera, il giovane regista e il suo operatore bisessuale sentono chiaramente che anch’essi sono passati attraverso sofferenze e conflitti simili nella loro vita. Due percorsi narrativi s’intrecciano, uno segue l’intervista, mentre l’altro rappresenta, con scene drammatizzate, la vita dell’anziana star. Dietro i contrasti delle due rappresentazioni, soggettiva ed oggettiva, formati da freddezza e intimità, baldanza e timidezza, vediamo che una profonda empatia si sviluppa tra intervistatore ed intervistato… Fino a poco tempo fa in India l’omosessualità era illegale e severamente punita. L’idea di questo film è nata prima che queste orrende leggi venissero abolite. Tuttavia permane nel Paese una diffusa antipatia verso gli omosessuali e il soggetto di questo film, sebbene nato prima della riforma, e ancora d’attualità e assai significativo.
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