Annemarie Schwarzenbach era una figura brillante della società bohemien degli anni ’20. Scrittrice di talento, lesbica, tossicodipendente, giramondo, con ammaliante fascino androgino e – con grande disappunto della sua tirannica madre filo-nazista – anche anti-fascista. La fotografa berlinese Marianne Breslauer l’ha descritta come la più bella creatura che avesse mai incontrato. La Schwarzenbach morì giovane, all’età di 34 anni. Rimase dimenticata fino agli anni ’80, quando i suoi libri hanno cominciato ad essere ripubblicati e la sua biografia ricostruita. La regista Véronique Aubouy non si limita qui a salvare Annemarie Schwarzenbach dall’oblio, ma la trasporta nel presente. Sedici giovani attori di entrambi i sessi interpretano diversi ruoli per rappresentare la Schwarzenbach, i suoi amici e le amanti. La forza e il fascino di questa figura e le sue oscillazioni tra i generi sessuali, diventano qui un progetto collegiale. Inizia come un provino per il ruolo di protagonista in un film sulla vita della romanziera svizzera, in cui i giovani attori sono invitati ad associare le loro biografie a quella della scrittrice, e finisce in una danza di relazioni in cui i confini tra realtà e recitazione sono sempre più sfocati.
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