Janis Joplin non era solo una delle piu` influenti icone del rock e una regina della musica, era molto di piu`. Ha ispirato un’intera generazione, aprendo la strada alle cantanti rock che seguirono. In un turbinio di relazioni sentimentali tormentate (era bisessuale) e di dipendenza, la sola costante era la sua dedizione alla musica, immutata sino alla sua tragica morte, a soli 27 anni. Narratrice della storia e` la stessa Janis, attraverso le lettere inviate alla famiglia, agli amici e ai suoi amanti. Chan Marshall (Cat Power) presta la sua voce roca e il suo accento del Sud al film, leggendo quelle lettere intime e sofferte. Amy Berg spoglia Janis della sua immagine pubblica di diva per rivelare la donna dolce, fiduciosa, sensibile, ma allo stesso tempo forte che si celava dietro la leggenda… Commento della regista: Janis Joplin era – ed e` ancora – una forza della natura, una pioniera del rock and roll amata da milioni di appassionati. Il suo impatto e` stato globale, anche se le sue opere sono intensamente personali. La sua musica e i testi erano spesso ispirati a dettagli e frammenti di persone che aveva incontrato lungo la propria strada. Le sue canzoni andavano sempre ben oltre Janis. Rappresenta ancora oggi l’espressione del nostro dolore comune – quella voce ruvida attraverso la quale il nostro soffrire viene riconosciuto e messo a nudo. Ci solleva accarezzandoci e accettando il dolore che vive in ognuno di noi. Ecco perche´ le sue performance dal vivo erano cosi` elettriche. Quando Janis saliva sul palco e si lasciava andare, la gioia e il dolore che liberava erano assolutamente inebrianti. Il nostro film esplora molto piu` che la tormentata magia della sua musica, vuole celebrare l’esuberanza e l’impatto che ha avuto sul mondo in tutti questi anni. La sua sete di vita traspare dalle centinaia di foto che la ritraggono sopraffatta dalle risate, la sua immagine e` cosi` potente che si riesce quasi a sentire la sua fragorosa risata. Janis riusciva a mettere da parte il proprio dolore e vivere il momento con la massima intensita`. Il suo motto, disse una volta a un reporter, era semplice: “alza il sedere e senti le cose!”. (Venezia 72) Ci si aspettava che dal documentario a cui la regista Amy B. Berg ha dedicato anni di ricerche e di impegno arrivassero anche rivelazioni nuove e importanti sulla poliedrica e movimentata vita sessuale di Janis Joplin, ma su questo fronte si esce dalla sala delusi. “Jenis” che arriva sugli schermi italiani l’8 ottobre, è un ottimo prodotto celebrativo americano con un imponente apparato di immagini, filmati, lettere autografe e quant’altro, ma sulla bisessualità della grande icona del rock rapita dall’eroina e dalle alte doghe all’età di 27 anni aggiunge ben poco a quanto già noto. Solo l’intervista originale a una delle amanti della prima fuga a San Francisco quando la futura rock star passava con disinvoltura dai letti maschili a quelli femminili e le immagini di una ripresa televisiva della seconda metà degli anni ’60 in cui la Joplin rispondeva alle polemiche mosse nei suoi confronti dalle femministe che l’accusavano di non dire a sufficienza di sé nelle sue canzoni. Un totale di non più di un paio di minuti sui 104 di durata complessiva. In compenso tanta bella musica, ancora viva fresca e trascinante (S. Avanzo)
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