Uno sconosciuto stermina a colpi di mitra i passeggeri di un autobus, a San Francisco. L’ispettore Jake Martin della squadra omicidi scopre tra le vittime il nome di un suo collaboratore e amico, Bill Evans. All’oscuro delle ragioni per cui l’agente si trovasse sul tragico autobus, e di quale pista stesse seguendo, visto che risultava in permesso, Martin e il suo aiutante, l’ispettore Larsen, si affannano a seguire ora l’una, ora l’altra labile traccia, senza cavarne nulla. Trascorsi due anni nella vana ricerca di un indizio, Martin si convince che Evans stesse indagando sull’assassinio di una prostituta, Teresa Camerero; che avesse intuito chi l’aveva uccisa e che fosse, infine, caduto in una trappola tesagli dall’assassino. Sospettando che costui sia l’ex marito di Teresa, l’omosessuale Henry, Martin decide di spingerlo a scoprirsi facendogli credere d’essere indiziato. Caduto in trappola, Carmerero a sua volta ne tende una a Martin, per fargli fare la stessa fine di Evans, nelle identiche circostanze. Ma Larsen vigila, e Camerero non ha il tempo di ripetere l’orrenda strage cui era ricorso per liberarsi di Evans… Un inizio davvero strepitoso per un film del 1973, una colonna sonora adeguata e un accenno alla vita gay della città di San Francisco subito dopo la rivolta del 1969 a New York. C’è una Joanna Cassidy (Blade Runner), giovanissima e già bella, che interpreta la compagna lesbica di una delle persone morte sull’autobus, una seconda scena è girata in un bar con tre go-go boy di tutto rispetto e una immagine di una Platinette locale (stessa parrucca) ferma e pensierosa. Un film da vedere per gli appassionati del genere poliziesco. Una battuta di Matthaw dice “oggi gli omossessuali non si nascondono più, se lo fanno è per altri motivi”. A me il film è piaciuto. (P. Cucchi)
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