Varie
“Io sono l’amore” è un melodramma sulla lotta di classe in cui una donna sposata e non più giovanissima si innamora di un amico del figlio, cuoco geniale. Insieme cercheranno di spezzare le regole sociali e culturali. Come diceva Godard, “l’ultima arma della lotta di classe è l’amore”. (Luca Guadagnino)
“Quando sono arrivata sul set Luca mi ha tagliato i capelli, mi ha dato due paia di pantaloni, una borsa e tanto è bastato a farmi entrare nel corpo di Elisabetta. Non mi era capitato mai che fosse sufficiente tanto poco, quasi senza parole. Quando accade un miracolo simile, significa che tutto intorno a te è perfetto. Subito ho trovato una camminata, uno sguardo, Elisabetta. Perché ero circondata da una verità assoluta. E non vale solo per me.” (Alba Rohrwacher)
“Tutti i personaggi del film sono in gabbia, ma non allo stesso modo. Il padre di Tancredi, il capostipite, il fondatore delle fortune, l’artefice dello status della famiglia, Gabriele Ferzetti, è arrivato al punto in cui deve passare il testimone. Sceglie, perché crede di vedere in un membro della propria discendenza “lo stesso sguardo”, ma quello sguardo non c’è. Non vede che quello sguardo che cerca altrove, potrebbe essere in Elisabetta, la nipote, irrilevante in quanto donna nell’economia dei giochi di possesso e di potere. Ma in lei c’è un’aspirazione e un talento per la libertà, la ribellione. La madre, il mio personaggio, da quella ribellione prenderà coscienza.” (Tilda Swinton)
SINOSSI:
Il ‘campo di battaglia’ è la casa dei Recchi. Specchi, fiori, denaro e freddezza.
Emma e Tancredi, i loro figli, Elisabetta, Edoardo, Gianluca, i compagni e promessi sposi, i nonni, la genealogia e le future generazioni celebrano, tra le camere e i corridoi, i giardini innevati, le grandi cucine di Villa Recchi, passaggi di consegne, avvicendamenti alla guida dell’impresa strategie familiari e consolidamenti.
Consolidamenti progressivi di ruoli sempre più raggelati dalla consapevolezza della classe di appartenenza, la grande borghesia industriale lombarda. Estraneo a quel mondo Antonio giovane cuoco poco avvezzo al compromesso, condensa emozioni in piatti che non hanno diritto di cittadinanza nella trattoria di famiglia.
Emma e Antonio, due creature inorganiche agli universi in cui gravitano. La passione che li porta in rotta di collisione. Spezzando i legami e mettendo entrambi in diretto contatto con la natura. Da cui Antonio trae vita per le sue creazioni, da cui emma ha preso le distanze costruendo una nuova identità. Altissimo il prezzo da pagare. Una sola possibilità di redenzione: l’amore. (Mikado)
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“Io Sono l’Amore” è stato sostenuto da:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC)
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CRITICA:
Famiglia lombarda altoborghese, titolare di azienda che passa da una generazione all’altra secondo rigidi criteri di selezione ed esclusione. Impronta che si rispecchia nel sobrio lusso della loro villa. Al centro Emma, con l’autorevolezza di Tilda Swinton, musa e produttrice oltre che interprete. Emma tradisce la classe di cui fa parte diventando l’amante, sconveniente, di un giovane cuoco. Passione, sapore di libertà, promessa di felicità. Prezzo da pagare. Luca Guadagnino cosparge il film di eleganza, raffinatezza, stile. Ma parla di cose che le altre arti del Novecento (letteratura) hanno consumato, e la sua si risolve in un’esercitazione sterile.(Paolo D’Agostini, la Repubblica)
[II° parte] Infine c’è da considerare la frase “Tu non esisti” detta a chiunque vada oltre i canoni dell’ipocrisia famigliare e quindi a maggior ragione ad Emma.
Tra Antonio ed Edoardo anche a me è sembrato che ci fosse qualcosa di puiù che un’amicizia; ma credo che in fiondo possa anche non essere così visto che il regista non ci ha lasciato nessuna azione concreta. Diciamo solo che è una grande amicizia. Senza fare ilazioni, ma attenendoci ai fatti.
[I° parte] Davvero un bellissimo film, tant’è che dopo questa visione ho deciso che comprerò il dvd. Tuttavia è un diesel e vi confesso che durante i primi venti minuti mi è venuta la tentazione di spegnere.
Sono tanti gli spunti da considerare in questo film. Come una fabbrica di famiglia tenuta aperta per decenni e decenni sia liquidata con poco per scarsa capacità imprenditoriale; di conme Emma e suo marito non si siano mai amati e sollo l’ipocrisia reggeva la loro storia come del resto molti rapporti in quella famiglia.La figlia Betta è la più defilata in quanto lesbica; la sua scelta è stata accettata solo in quanto donna e quindi considerata zero a livello di guida della famiglia e della azienda; ma se uno dei due figli maschi avesse fatto la stessa scelta non ci sarebbe stata tanta comprensione.
Ho rivisto il film ieri notte e aggiungo due considerazioni al mio commento precedente. L’amore nel film è a due vie. Solo sensi e passione fisica per Emma che dimentica ogni altro affetto (marito e altri figli), la morte del figlio Edo in cui lei è coinvolta e il figlio Edo stesso appena defunto, per correre come pazza da Antonio , non appena terminato il funerale. Il tutto sottolineato da un crescendo estremamente melò della musica assordante di John Adams. Il film si chiude infatti con i due amanti abbracciati immemori nella “loro” grotta della Liguria. L’altro amore , così tra le righe , è quello tra Edo e Antonio , che scatena sì la tragedia finale ma che sembra più dai connotati platonici e sentimentali. Frequenti gli abbracci stretti e brevi tra i due. Io sono l’amore (la romanza dell’opera Andrea Chénier , che il film ricorda con una rapida citazione televisiva dal film Philadelfia), sembra sublimare ogni tipo d’amore , quello uranio e quello terrestre per dirla con Platone.
“Io sono l’amore” è un film splendido e , come dice “terzopiano” , coraggioso , perchè non ha paura di dare una sontuosa rappresentazione dell’alta borghesia senza nascondersi dietro obbligate ridicole conformiste condanne , anticaglie della critica di sinistra anni 70/80. Tutti i protagonisti vivono drammi comuni ad ogni essere umano e sono osservati dal regista con uno sguardo allo stesso tempo tenero e neutrale che dà al film un fascino tutto suo. Il cuoco , Antonio , non può non far pensare a Teorema di Pasolini , anche se il suo personaggio è molto più caldo e umano di quello un pò surreale del film pasoliniano. La Swinton (eccezionale) ne rimane travolta come il figlio Edoardo (bravissimo Flavio Parenti), anche se il rapporto amoroso tra lui e il cuoco è più suggerito che mostrato. Raffinatissima l’ambientazione.Voto 9.
il film mi e’ piaciuto molto….
solo mi e’ rimasto un dubbio: ma edoardo e’ per caso innammorato di antonio il cuoco?…SEMBREREBBE DI SI…
se qlc avesse la certezza lo scriva…
A me è piaciuto moltissimo. Ero pronto ad odiarlo perchè questo film o piace o si detesta. Pare non ci sia via di mezzo. Ma quando è cominciato il film i titoli di testa su una Milano tutta imbiancata di neve, mi sono lasciato languidamente catturare….Un film coraggioso sulla libertà. Coraggioso anche perchè non ha paura di essere smaccatamente snob. E poi pieno di riferimenti di ogni genere. E più che a Visconti si può accostarlo a Pasolini di “Teorema”, anche se il film ha uno stile tutto suo, originale. E poi Flavio Parenti, l’attore che interpreta Edoardo, bellissimo ambiguamente amico del cuoco di Edoardo Gabriellini. Assolutamente da vedere per risvegliare le proprie emozioni.
Mi è piaciuto moltissimo! Bravissima Tilda Swinton..
Atmosfere rarefatte, chiaroscuri, sguardi che valgono più di mille parole.. Secondo tempo con un’esplosione di colori, natura, passionalità.. Momenti di ‘epico erotismo’.. Fotografia molto bella, inquadrature e montaggio chic.. Cura dei particolari molto ‘viscontiana’.. Sono contenta che nella mia città, seppure in ritardo, sia uscito..
Quando esce in Italia?
yesssssssssssssssssss