Il film, unico titolo italiano in concorso alla Berlinale 2007, è stato definito dall’autore «un thriller spirituale-metafisico» e «non un film religioso» ma anche «un film d’amore perché parla della necessità di essere amati senza se e senza ma». Il film racconta l’ingresso del giovane Andrea (l’attore bulgaro Christo Jivkov) in un convento di gesuiti sull’isola di San Giorgio a Venezia, dove dovrà confrontarsi con le rigide imposizioni della comunità: obbedienza, silenzio, meditazione, preghiera ma anche delazione (“denunciare le malefatte di un fratello è un atto di carità”), ambiguità, inquietudine, misteri, ecc. Dubbi e perplessità lo condurranno a uno stato di agonia e tensione capace di sopraffarlo… Con una costruzione da thriller la pellicola racconta il percorso interiore del protagonista, fra gli intrighi che crede di scorgere fra le celle dell’imponente architettura del convento e la scoperta dei blocchi emotivi verso il sacerdozio. Ma vengono presentate anche le vicende di altri giovani novizi, delle loro reazioni interiori ed esteriori e dei loro rapporti. Tra questi risalta la figura del vicino di cella di Andrea, il novizio Zanna, che prima di abbandonare il convento bacerà sulla bocca il Padre Superiore. Il film vuole essere una testimonianza sul valore assoluto dell’amore e della misericordia, superiori a qualsiasi altro tema o problema. Non per niente la scena del bacio avviene proprio dopo le parole del duro Padre Superiore che gli contesta questa supremazia dicendogli: «Quel che conta non è l’amore ma il mistero. Il mistero tremendo di un Dio debole» e il novizio Zanna gli chiude la bocca con le sue labbra. Complessivamente un film sul «mistero della santità» dice il regista «La santità è irrappresentabile se non negli occhi di un deportato di Auschwitz, per questo io qui ho creato il personaggio misterioso, che non ha volto e non ha sesso, del malato che alla fine muore… »
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Mi piacerebbe scambiare alcune opinioni con Giancarloparis, naturalmente se l’utente è disponibile. Grazie.
a tratti noioso.
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Sono un frate francescano e quindi, se volete, di parte. A me il film è piaciuto molto dal punto di vista tecnico e contenutistico. La sequenza chiave è qull’uomo scarnito che in controluce cammina nel corridoio. è nudo e non rappresenta altro che Andre colto nella sua incapacità di amare. Lì, in quel momento, Andrea capisce chi è. il maestro spirituale lo aveva invitato a riflettere su due domande: chi sei? perchè sei qui? Li Andrea comincia a capire e ad andare in crisi: mentre Zanna ama e prova compassione, Andrea è incapace di amare, forse per questo rimane in convento chiudendo quelle porte davanti a sè che lo riparano dal gioco dell’amore.
Un film un poco fastidioso per noi uomini di fede, ma intelligente e capace di far riflettere: chi sono? perchè sono ancora qui?
Il film è una storia d’amore. Andrea è omosessuale e si imbosca in un convento per cercare di rimorchiare più liberamente. La fame si fa subito sentire: ha visioni di un uomo nudo. Dopo una rapido analisi dei pretendenti, si infatua di un novizio piuttosto bruttino, lo segue e lo spia sperando di suscitare la sua attenzione, ma si occorge che è un masochista, gli piace sbattere la testa contro il muro. Quando decide di fare una mossa è troppo tardi. Il novizio scappa dal monastero. Furibondo, denuncia la fuga al padre maestro. Non si da per vinto si lancia su un altro novizio , anche lui piuttosto bruttino, Zama (Filippo Timi). Decidono di scappare insieme dal monastero. La notte in cui decidono la fuga, Andrea sorprende Zama dal buco della serratura mentre bacia il padre superiore. Offeso, indugia. Zama scappa alla chetichella fregandosene dell’appuntamento con Andrea. Fine.