Una commedia francese distribuita da Netflix per festeggiare il mese dell’orgoglio gay. Ma da festeggiare, qui, c’è ben poco. Seppure l’inizio del film fosse assai accattivante e promettente, con una giovane lesbica ebrea che vive con la sua fidanzata da tre anni senza essere riuscita a fare coming out in famiglia, dove c’è già un fratello gay dichiarato (ripudiato dal padre) che vive col suo compagno (e riceve visite segrete dalla madre). Oltre al tema del coming out e della famiglia tradizionalista e omofoba c’è quello della religione, che la protagonista si rifiuta di praticare (poi ci dirà che allo stesso modo si può essere lesbica senza obblighi). Ma il tema principale diventa all’improvviso quello della bisessualità, seppure nessuno voglia pronunciarne il nome. La protagonista afferma con convinzione di essere lesbica dall’età di 11 anni, senza mai avere avuto ripensamenti. Eppure s’innamora di un uomo, nero e mussulmano per giunta, con amici e famigliari antisemiti. Però vuole farci credere di essere sempre innamorata anche della sua compagna (che anzi vorrebbe sposare). Il messaggio sarebbe quindi che un bisessuale può innamorarsi contemporaneamente sia di un uomo che di una donna, contrariamente a quanto accade normalmente dove le due cose sono separate temporalmente e spesso rispettano il codice della monogamia. Ma tant’è, tutto è possibile, vorremmo dire. Peccato che il film non vada oltre la semplice enunciazione e non approfondisca il problema. Come non approfondisce i diversi personaggi secondari, compresa Claire, la compagna della protagonista Simone, che rimane completamente sullo sfondo come una bella statuina. Film pieno di cliché e stereotipi, vedi i genitori di Simone o gli amici e parenti di Wali, il nero tentatore. Per non parlare del finale, improvviso, senza preparazione o spiegazione. Giusto solo per farci capire che tutta la storia, nonostante le buone intenzioni della regista Myriam Aziza (che ci aveva convinto con “La robe du soir”), è del tutto incredibile, campata in aria, come si dice quando non ci sono connessioni con la realtà. Poteva essere un buon film ma fallisce su tutta la linea, sia quella tematica che quella del divertimento. Si salvano gli interpreti, protagonista compresa (riesce ad esprimersi anche senza parole) che meriterebbe molto di più.(GM)
Segue recensione di Roberta Bellora: “La vita di Simone è un simpatico complicato pasticcio. Figlia di una famiglia ebrea tradizionalista, non riesce proprio a dire ai genitori che è lesbica. Convive con la fidanzata Claire, sempre presentata alla famiglia come la sua coinquilina, vive una vita di sotterfugi e fugge dal fratello che le propone appuntamenti al buio con ragazzi rigorosamente ebrei. Simone pranza sempre con la collega di lavoro e, nel ristorante in cui passano la pausa, un giorno conosce Wali, lo chef senegalese, per il quale scatta l’attrazione. Ma quando lo dice in qualche modo a Claire, succede un patatrac. In una commedia degli equivoci, al limite del ridicolo, Simone non è ancora capace di fare chiarezza in lei, la famiglia implode, Claire si nega, insomma… un disastro. Ma a questo punto … Simone potrà ancora riservare una sorpresa inaspettata, è tutto da scoprire. Un film disimpegnato, che offre con comicità uno spaccato del rapporto con la famiglia e col mondo, giusto quando nascondere la nostra identità comincia a darci un peso senza il quale forse vivremmo più leggeri”.
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Nonostante le critiche molto negative a me il film è piaciuto. L’ho trovato divertente e allegro. Bravi tutti gli interpreti
Appena visto su Netflix, il film narra le vicende di una ragazza lesbica e pure ebrea ma non praticante che, seppur proveniente da una famiglia ultra tradizionalista, un bel giorno si innamora (anche) di un ragazzo di colore, uno chef Senegalese oltretutto Musulmano!
Nel film ci sono anche altre varie storie di contorno aventi protagonisti un fratello della sopracitata ragazza anch’esso gay e una collega della stessa nostra simpatica amica che si scambia di ruolo con lei per uscire a cena al posto suo e incontrare un ragazzo che avrebbe dovuto conoscere grazie all’iscrizione effettuata a sua insaputa da un altro suo fratello (ebreo ultra praticante) su un sito di incontri e altre varie strambe situazioni. Insomma un grandissimo e divertentissimo casino che però, come potrete leggere nell’articolo che sto per condividere cinemagay.it ha praticamente stroncato e che (forse) proprio per questo mi è invece piaciuto e aggiungerei anche molto!
Da vedere invece assolutamente se volete trascorrere un’oretta e mezza in totale allegria e spensieratezza…buona visione! ?
#igustisonogusti
Concordo in pieno con la recensione negativa della scheda qui sopra: “Film pieno di cliché e stereotipi, vedi i genitori di Simone o gli amici e parenti di Wali, il nero tentatore. Per non parlare del finale, improvviso, senza preparazione o spiegazione….Non approfondisce i diversi personaggi secondari, compresa Claire, la compagna della protagonista… Poteva essere un buon film ma fallisce su tutta la linea, sia quella tematica che quella del divertimento”.