Nel 1968 Andy Warhol (Jared Harris) viene ferito da Valerie Solanas (Lili Taylor), teorica femminista (e marchettara per sopravvivere), frustrata perché nessuno prende sul serio i suoi conati letterari. Il film è un ritratto di Valerie Solanas, la donna che fondò la SCUM (società per l’eliminazione degli uomini), ed è anche un inno a Warhol e al mondo che si era creato intorno a lui alla fine degli anni ’60. Utilizzando il punto di vista di Solanas, femminista visionaria ma spesso brillante, la regista ci fornisce un quadro della subcultura che circondava Warhol e il suo famigerato studio, la Factory.
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Mi rendo conto che questo film possieda indubbiamente numerose lacune narrative che nel corso dello svolgimento emergono spietate. ma lo adoro! sara’ Lily Taylor che disegna una Valerie Solanas delirante e a tratti tenera nella sua esaltazione politica, sara’ Stephen Dorff che con la sua Candy Darling da vita ad un personaggio esilarante e al contempo malinconico, sara’ che Jared Harris non e’ stato per nulla un terribile Andy Warhol, sara’ Martha Plimpton che disegna una Lesbica Butch degna del miglior Village degni anni 70’…. Sara’ che sono di parte, perché semplicemente adoro quell’atmosfera, la New York di quel tempo, la comunita’ LGBT che a quell’ epoca gravitava fuori e dentro la Factory di Warhol, con le sue anime perse e dannatamente artistiche. Mary Harron e’ una regista capace di tingere di un tocco personale tutte le sue pellicole se non si perdera’ in produzioni Holliwoodiane di bassa lega, credo abbia le carte in regola per divenire un autrice a tutti gli effetti.