Film argentino sperimentale che il regista gay Goyo Anchou aveva prima abbozzato in modo più tradizionale (doveva chiamarsi “Vita in Paradiso”), al fine di ricevere una sovvenzione INCAA, ma visto che non arrivava (probabilmente per il tema trattato), si è deciso a realizzarlo in tutta libertà. Il risultato è una serie di sgranati quadri (neo-espressionismo digitale?), commentati da una fin troppo invadente voce fuori campo. La storia, che qui comunque conta assai poco, è quella di Mariano, un giovane gay che s’innamora di un amico eterosessuale, che prima lo stupra poi lo rigetta. Ciònonostante Mariano continua a coltivare romantiche illusioni in un viaggio che lo porta, attraverso sensi di colpa e desideri di redenzione messianica, seguiti da una rabbia castrante, alla conclusione definitiva che l’unica azione possibile contro il patriarcato, inteso come ordine del mondo, è la rivoluzione… Il critico Roberto Schinardi, che l’ha visto al TFF 2015, lo racconta così: “Un eccentrico pastiche sperimentale fatto di sovrimpressioni e dissolvenze, dove lo schermo è inteso come una tavolozza cromatica in cui lo spettatore è invogliato a cercare stimoli e cenni visivi, inserti di cinema classico (anche l’italiano Cabiria di Giovanni Pastrone) e una colonna sonora ipnotica che lo accompagna dalla prima all’ultima inquadratura, senza interruzione. Goyo Anchou, regista argentino al terzo film, docente di cinema, ha voluto raccontare la drammatica storia di Mariano, gay violentato da un amico eterosessuale di cui s’innamora inesorabilmente. Un cine-ufo innovativo e provocatorio che comincia con una lunga scena di masturbazione in primo piano mescolata ad altre immagini in un flusso magmatico che ricorda certi sperimentalismi degli albori del cinema gay alla Jonas Mekas”. Il film è stato acquistato dalla distribuzione italiana Open Reel di Cosimo Santoro.
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