Debutto nel lungometraggio del regista islandese Guðmundur Arnar Guðmundsson, già autore di moltissimi corti vincitori di oltre 50 premi internazionali, tra i quali anche lo speciale a Cannes 2013 per “Whale Valley”. Basato sull’esperienza personale del regista, anch’egli cresciuto in un villaggio, che lo spiega come: “un luogo pieno di contrasti, dove il sole splende per più tempo durante l’estate e meno tempo durante l’inverno; un luogo dove i ragazzi vengono a conoscere gli animali e spesso a scoprire come la natura e la gente possa essere sia incredibilmente bella che incredibilmente crudele. Quando ero bambino e adolescente credevo che avrei potuto mostrare a tutti com’era davvero il nostro mondo. Ora, da regista, voglio ancora farlo, voglio ritrarre questi giovani in modo veritiero e far riflettere su come come questi anni possano influenzare in modo bello ma anche duro la nostra vita”. In un piccolo villaggio islandese di pescatori, gli adolescenti Thor (Baldur Einarsson) e Christian (Blær Hinriksson) sono grandi amici e vivono un’estate turbolenta: mentre il primo cerca di conquistare il cuore di Beth (Diljá Valsdóttir), la ragazza più bella del villaggio, l’altro scopre nuovi sentimenti per il suo amico, che non è ancora pronto a riconoscere. Quando l’estate finisce e l’aspra natura dell’Islanda riprende il sopravvento viene il tempo di lasciare il mondo dei giochi per affrontare la brutalità dell’età adulta. Film presentato in anteprima mondiale alla Mostra di Venezia 2016, in concorso nella sezione “Venice Days”, e vincitore del premio “Queer Lion”. Miglior film al Festival LGBT di Boston.
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Lentissimo nella prima parte (molto vicino alla noia), nella seconda vengono sviluppate tutte le vicende che portano ad un finale triste ma asciutto.
Il sesso, sopratutto nelle piccole città, dove c’è poco da fare, viene praticato fin da giovanissimi, ancor prima che adolescenti, con una continua scoperta, che è anche il tema fondamentale del film: la scoperta del corpo come chiave per capirsi.
Immagini meravigliose, ma del resto in Islanda è difficile non crearne.