Il film, tratto dal romanzo autobiografico omonimo di Dito Montiel , che ne è anche il regista, ruota tutto attorno a dei sentimenti tra maschi: l’amore/odio padre e figlio, l’amicizia di Antonio per Dito, l’amicizia tra Dito e Mike (che potrebbe anche essere gay), mentre i personaggi femminili (la madre e la fidanzata di Dito) seppure molto ben delineati, fanno solo da contorno.
Dito ormai affermato scrittore a Los Angeles, viene richiamato a New York da sua madre, che gli chiede di portare il padre, molto ammalato, in ospedale. Il ritorno nel quartiere dei Queens lo porta a confrontarsi sulle ragioni che lo hanno spinto ad andarsene quindici anni prima, scontrandosi per questo con il padre.
Dito da ragazzo faceva parte di una banda giovanile capitanata da Antonio, il suo migliore amico, e della quale facevano parte anche il fratello di Antonio, Giuseppe (che muore stupidamente, travolto dalla metropolitana ) e un altro ragazzo Nerf. A causa di questa sua appartenenza, Dito ha dovuto subire diverse aggressioni da parte di una banda rivale composta da portoricani.
Antonio, bellissimo, sempre a petto nudo e sempre con i segni delle percosse di suo padre, è un violento un po’ stupido, il cui pensiero principale è quello di vendicarsi dei Portoricani… segue sulla scheda (R.M.)
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Buon film diretto dal regista che è anche autore del libro da cui è tratto.
E’ la storia dell’adolescenza di un ragazzo a NEw York nel quartiere di Queens, tra lotte di bande, problemi familiari, i primi amori con le ragazze del quartiere e la tanta voglia di andarsene.
Storie come questa se ne sono viste tante e questa non è molto originale anche se la scelta degli attori risulta azzeccata (Rosario Dawson, Chazz Palminteri e soprattutto una grande Dianne Wiest, incolore Robert Downey jr).