Gracious Curves

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Gracious Curves

Gracious Curves è un documentario sul corpo femminile, che indaga gli aspetti culturali e personali dell’essere donna. Una voce narrante unifica tutto il materiale che viene presentato, ed esprime il suo punto di vista molto personale, autocritico, autoironico con un gradevole senso dell’umorismo, in altre parole, un commento che non vuole assolutamente essere ‘obiettivo’. Per questo il film non risulta mai austero o solenne, sebbene affronti problematiche molto serie. La regista Luostarinen intervista 50 donne su parto, immagine del corpo e la durezza degli atteggiamenti contemporanei verso l’immagine del corpo, la vecchiaia e l’inevitabile morte. Il centro del discorso si focalizza sul corpo femminile, le sue varietà, i pregiudizi e le procedure a cui esso – e la sua anima con lui – è sottomesso. “Quando guardo me stessa e le donne di mezza età che mi circondano, vedo che siamo tutte terrorizzate dal nostro corpo in declino. Abbiamo assimilato l’idea che quando la donna invecchia essa perde gran parte del suo valore. E’ come se ormai custodissimo un alieno dentro di noi.”
“Mi piace pensare che il mio corpo ricordi tutti gli affetti e le tenerezze che ho ricevuto: gli abbracci degli amici, le carezze dei miei amanti, le mani leggere dei figli sulla mia pelle, il tenero e caldo grembo di mia madre”. Dopo aver visto questo film, ognuno indubbiamente guarderà il corpo delle donne con occhi nuovi.

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La regista parte dal suo corpo e da quelli delle donne e delle bambine della sua famiglia e da quello di oltre 50 donne di tutte le età e di tutte le taglie, per riflettere in modo a volte serio e altre con un delicato umorismo, ma sempre con un’intensa poesia, sul corpo della donna, “questo oggetto di adorazione e di disgusto, mitico ed interamente standardizzato, che deve essere modellato, intagliato secondo le esigenze della sua epoca” (K. L.). Il cibo, la moda, le apparenze, l’età, la medicina, la chirurgia estetica, vengono indagati per demolire gli stereotipi sul corpo femminile. Una ricerca per imparare a conoscere, a rispettare e ad amare il corpo femminile nelle sue forme naturali e in tutte le fasi della vita. In Naisenkaari corpi femminili nudi, non curanti delle misure e dell’età, volteggiano allegramente nelle acque dei laghi finlandesi. (Festival Cinema delle Donne)

Il corpo femminile, oggetto di adorazione e di disgusto, deve confrontarsi con i canoni estetici imposti dalla società. La figura femminile attuale è sottile e anoressica, mentre le donne di Rubens erano voluttuosamente in carne. Perché le donne moderne devono assumere l’aspetto di androgini senza seno, senza curve e sicuramente senza un filo di pancia? Una giovane donna si preoccupa per il suo aspetto fisico, e una donna di mezza età lotta contro l’adipe e le rughe: donna, vittima e carnefice, la peggiore torturatrice di se stessa. La voce fuori campo della regista unifica il materiale documentario ed esprime, in modo autocritico ed ironico, il suo punto di vista personale. (Immaginaria)

“As a woman grows older, she becomes translucent,” ponders a middle-aged woman. Men’s heads no longer turn around, and the wrinkled skin is like a shameful tabu, for the elimination of which an entire branch of industry has been harnessed. Plastic surgery, which keeps gaining popularity, blurs the natural boundaries of the body. Even ten-year-old girls neurotically examine themselves, trying to spot the smallest imperfections. For women, the body has become an enemy instead of a temple. Kiti Luostarinen’s poetic and timeless film essay covers the entire life cycle from baby and little girl to mother and grandmother. Insightful and boldly humorous, it untangles the myth of the perfect woman that sits so tightly in our youth-admiring culture.
Surrounded by nature women dive into the lake naked and strong, ready to break the chains of culture. “Why is everyone talking about how to stay young, and not about how to grow old?” they ask.

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