Film triste ma bellissimo. É un ritratto feroce della piccola borghesia canadese, delle sue ambiguità, incertezze e paure. L’espediente dell’impiccato che ritorna dopo dieci anni e si confronta con tutte le persone che causarono indirettamente la sua morte (ed anche con se stesso), è molto efficace e coinvolgente. L’obiettivo del regista è dimostrare che tutti i personaggi hanno bisogno di liberarsi dalle proprie schiavitù. L’omosessualità del protagonista funziona come cartina di tornasole per rivelare a ciascuno la propria misera condizione. Da vedere e rivedere.
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E’ un film bello e recitato bene; ma molto intenso e faticoso da seguire. E’ un film sui preconcetti (non solo sull’omosessualità) e su dei meccanismi familiari che facogitano tutti, ma che nessuno vuol cambiare. La morte del protagonista provabilmente è solo psicologica. Essendo tornato dopo tanto tempo si era illuso di trovare una situazione migliore; ma poi capisce che niente migliorerà mai e decide di sparire per sempre. Morto o non morto è come se lo fosse per la sua famiglia.