La grande fotografa americana Diane Arbus (1923-1971), nata Nemerov da una coppia di ricchi pellicciai ebrei, specializzata in soggetti ai tempi ‘estremi’ quali travestiti, nani, giganti e nudisti, era apertamente bisessuale: nel bislacco Fur – Un ritratto immaginario di Diane Arbus di Steven Shainberg la tendenza saffica si può però intuire solo nell’inquadratura finale sottilmente criptolesbica. Ma l’intero film serve ben poco a capire qualcosa della vita dell’artista anche per il semplice fatto che è incentrato su un incontro inventato di sana pianta: Diane si innamora del vicino Lionel che abita al piano di sopra (nella realtà ci abitava l’attrice Ali McGraw, la Jennifer di ‘Love Story’), un uomo col corpo interamente coperto di peli – dicasi tecnicamente ‘ipertricosi’ – che si esibisce come fenomeno da baraccone in spettacoli circensi itineranti. Né si fa cenno alla separazione dal marito Allan (che nel film, per rivalità mimetica con l’uomo-bestia, si fa crescere una folta barba) avvenuta nel 1959 per un tradimento di lui, dopo il quale Diane intensificò le sue relazioni lesbiche … segue (R. Schinardi – Gay.it)
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Appena visto e non è un film semplice perché tratta di temi forti quale le perversioni, le parafilie, il bsdm, l’arte intesa come scavare nel proprio inconscio e nella sessualità repressa nonché la dissociazione. Ben curato nella fotografia, nella scenografia e nei simbolismi, il suo punto debole è una seconda parte troppo condensata. Nonostante ciò merita di essere visto. Voto: 8.
Il titolo del film dice bene: ritratto immaginario di Diane Arbus. Immaginario, appunto. Si spaccia un incontro immaginario per una biografia. Spiace che Nicole Kidman (ma anche Robert Downey jr.) si sia prestata a fare questo film…