Un tranquillo tecnico di computer, Paul Hackett (Dunne), è trascinato da una serie di coincidenze a vivere un’odissea notturna dentro una sconcertante e frenetica New York popolata di artisti e scultrici, cameriere e taxisti, omosessuali e punk, ladri e suicidi. Scritto da Joseph Minion e prodotto dallo stesso Dunne, è il viaggio iniziatico dell’uomo ordinario dentro il malessere e l’incomunicabilità urbana, una specie di “incubo kafkiano però divertito e sornione” (Coursodon-Tavernier). Il film è raccontato come una commedia nera, dove si ritrovano i fantasmi masochistici di Scorsese (Hackett, trasformato in una scultura di cartapesta, finisce per diventare un oggetto inerte,come nelle relazioni padrone-schiavo), si possono leggere le sue ossessioni religiose la trama è “una parodia dell’itinerario cristologico, con le sue tentazioni, le sue prove, la consumazione del sacrificio e la rinascita finale” (Coursodon-Tavernier), vengono esplicitate le paure – sue e della società americana – sull’aggressività delle donne e il loro ruolo castratore, in una sconvolgente sarabanda di colpi di scena impeccabilmente orchestrati e piena di inquietante ironia. [Paolo Merghetti]. Durante le sue traversie, Paul fa amicizia con un solitario omosessuale interpretato da Robert Plunker.
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Per la serie “Chissà perchè capitano tutte a me” un tecnico di computer dopo aver finito di lavorare decide di andare a trovare una ragazza che ha conosciuto un’ora prima al bar. Da lì nasce una tragicomica serie di incontri con i personaggi più strani. Filo conduttore comune: impedirgli di tornare a casa. Tant’è che a fine film (e a mattino ormai iniziato) torna direttamente a lavoro…