Film cupo, realizzato in uno stile peculiare, nato da un breve trafiletto di cronaca. Violette vive presso i suoi genitori, dei ricchi proprietari agricoli. Il pericolo si nasconde all’interno della sua famiglia. Gabriel è un trentenne gay che lavora come cassiere al supermercato. Sarà una inconsapevole vittima del tracollo economico. Entrambi sembrano due personaggi comuni, discreti, quasi senza storia. Dal momento del loro fortuito incontro qualcosa inizia a cambiare e iniziano un percorso del tutto imprevedibile. Alla fine, attraverso soluzioni radicali, riusciranno entrambi a liberarsi di tutto quello che li opprime e a ritrovare l’innocenza perduta… Secondo film di Dominique Choisy, girato nel corso di un intero anno ad Amiens, ci offre un drammatico ma sobrio affresco sull’uscita dalle apparenze, sulla prostituzione, il crimine e la rabbia che possono nascondersi ed emergere ovunque. Orrore e grazia convivono in questo film che non appartiene a nessun genere e rifiuta qualsiasi giudizio morale, come una moderna favola, dura, sensibile e poetica allo stesso tempo. Girato con un piccolo budget e una piccola troupe ci dimostra che anche con poche risorse è possibile produrre un’opera di qualità.
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Se cercate un film politicamente corretto, questo non fa per voi. Siamo in un mondo dove i buoni e i cattivi si fondono in un’unica colata. Non si parla di persone innocenti, ma di sentimenti. Governano le azioni portando i personaggi in situazioni paradossali, raccontate come se fossero semplice normalità in un momento di crisi economico/morale. Io (l’ho detto spesso) non sono un sostenitore dell’originalità ad ogni costo, e questo film ha il “difetto” di volere emergere dalla folla. Lo fa senza eccessi però; utilizza attori molto validi, un montaggio lento e una sceneggiatura ridotta all’osso. Quindi potete dargli un’occhiata.