Opera prima della regista Nguyen Hoàng Diep che ci porta a conoscere un’inedita periferia di Hanoi, quasi un non luogo o tutti i luoghi del mondo come suggerisce il titolo che si potrebbe tradurre come “Sbattere le ali nel mezzo del nulla”.Più che lo svolgersi della vicenda diventano importanti i luoghi in cui si sviluppa, i caratteri e la psicologia dei personaggi e i modi in cui interagiscono fra loro. Una strada percorsa nel centro da un tram che non sa da dove venga e di cui non si conoscono i capolinea. Un borgo natale perduto tra i verdissimi monti dove non è più possibile tornare e reinserirsi. Un monolocale (più angolo doccia) che si affaccia su una via fatta di gente in transito verso non si sa quali mete. Lande deserte vicino all’acqua, ideali per non essere disturbati durante i combattimenti tra galli. Hotel di gran lusso uguali a tutti gli altri di Amsterdam, Sidney, Los Angels, o Brasilia. Molte le riprese di piani inclinati ed equilibri precari (in primo luogo la piattaforma sospesa sulla quale avviene la rivelazione della gravidanza), tante le immagini di saliscendi e dislvelli, per non dire delle scene girate sull’orlo di precipizi e dirupi. E’ il ritratto di una città vitale che pulsa di mille energie ma di cui non si conoscono altre storie se non quelle dei protagonisti. La ragazza incinta, appunto, e poi Tung, il suo ragazzo di poco più adulto, innamorato e solidale con lei ma ancora troppo giovane e impreparato per poterle essere davvero di aiuto. Hanno bisogno assoluto di denaro per l’aborto, ma non è questo contingente il loro disagio più autentico. Accanto agiscono e interagiscono la ex-fidanzata di lui, più adulta e matura, che si lascia derubare senza problemi nel momento in cui si rende conto della situazione fisica e psicologica della 17enne, la mezzana abile a gestire il giro della prostituzione sia femminile che maschile, il ricchissimo feticista che impazzisce per la pancia di una donna gravida (è solo l’ultimo dei tanti nudi maschili integrali – lato B – passati sugli schermi di questa Venezia 2014), e soprattutto c’è Linh, l’amico gay vicino di casa di Huyen che si guadagna la zuppa quotidiana come travestito che si prostituisce nel buio dei vicoli della città . E’ l’altro lato della femminilità (o della mascolinità , che dir si voglia), l’unico che veda in modo pragmatico la realtà dei fatti. Nell’economia della storia non ha un ruolo di rilievo, nell’evoluzione psicologica della ragazza è fondamentale. Anche quando viene picchiato a sangue da chi ne scopre il segreto sotto le gonne, resta Linh lo specchio in cui ricercare una propria identità sociale e psicologica non ancora raggiunta. Huyen forse ci arriverà , ma pian piano, attraverso l’amore sicuro, immaturo ed economicamente incerto del proprio ragazzo, attraverso l’amore auspicato e respinto del ricco feticista, attraverso il recupero di un rapporto con la madre non più lontana, attraverso la comprensione della ragazza più adulta. Il bambino che (forse) nascerà ne sarà il frutto non solo metaforico. (Sandro Avanzo)
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