Feast of Love

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Feast of Love

Una meditazione sull’amore e sulle sue sfaccettature, sui diversi modi in cui si manifesta. Il film gira intorno alle storie d’amore di un gruppo di amici dell’Oregon, sulle loro gioie, i misteri e anche i dolori provocati da questo intenso sentimento… A Portland, nell’Oregon, il professor Harry Stevenson è testimone di tutte le varie manifestazioni dell’amore: dalle sfortunate storie dell’inguaribile romantico Bradley, proprietario di un caffè, alla relazione clandestina della bella agente immobiliare Diana con un uomo sposato, all’affascinate Chloe, appena arrivata in città e già alle prese con il problematico Oscar. Ma i mali dell’amore non risparmiano neanche l’arguto professore… All’inizio del film vediamo una donna che seduce una donna sposata e vanno a vivere insieme.

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2 commenti

  1. zonavenerdi

    La storia tra le due donne avviene davvero sullo sfondo.Il vero protagonista è il marito di uno delle due (Greg Kinnear). Kinnear assieme a Morgan Freeman e Alexa Davalos capitalizza questo film: mentre al primo capitano solo amori sfortunati (il primo dei quali ho parlato su), il secondo soffre per la morte prematura di un figlio e la terza scopre della premaqtura morte del suo ragazzo prima che questa accada e invece di dirglielo o lascialo, lo sposa e mette da parte i contraccettivi.

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https://youtube.com/watch?v=6H_fmBCS5tU%26hl%3Dit%26fs%3D1

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“«Una leggenda sugli antichi Dei greci vuole che fossero sempre annoiati, così inventarono gli esseri umani. Ma continuavano ad annoiarsi, così inventarono l’amore. E allora smisero di essere annoiati, e lo provarono loro stessi. E poi inventarono le risate, per rendere l’amore sopportabile». Parte da qui la sceneggiatura di Allison Burnett tratta dall’omonimo romanzo di Charles Baxter, che è quasi una versione contemporanea del Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare. E non c’è dubbio che l’idea di raccontare non tanto l’amore quanto lo sbocciare dell’amore, nelle sue tante variazioni, sia molto interessante.
Forse sbaglia, Robert Benton, a pensare che per raccontare l’amore ci sia così bisogno dei corpi degli attori, che si debba essere così carnali. Il regista di Kramer contro Kramer calca troppo la mano in più di un’occasione, non solo per quanto riguarda le scene di nudo ma anche e soprattutto per rendere evidenti certi passaggi di sceneggiatura, che già di suo vuole spesso spiegare più del necessario. I dialoghi cercano spesso di suonare lirici e profondi ma di rado riescono ad essere pregnanti, e alla fine, a parte qualche idea qua e là e qualche bello scambio di battute, quello che davvero colpisce è la bravura di quasi tutti gli attori.” (Cinefile.biz)

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