Opera prima della regista Kerstin Karlhuber gestita in stretta collaborazione con lo sceneggiatore Jack Bryant, e il direttore della fotografia Jason Beasley, entrambi neo laureati alla Boston University. Non sono molti i film che trattano il dramma degli omosessuali che affrontano le terapie mediche e psicologiche che dovrebbero ‘guarire’ dall’omosessualità. Nonostante che continue ricerche scientifiche propendano per assegnare all’omosessualità origini genetiche (vedi l’ultimo studio di Giorgi Chaladze dell’Ilia State University di Tbilisi, Georgia). Ben venga quindi un film che ci aiuta a comprendere come queste cosiddette ‘terapie riparative’ in realtà non facciano altro che moltiplicare le sofferenze e le angoscie di giovani omosessuali che la società vorrebbe ‘esorcizzare’. James (Michael Grant) è un giovane uomo appena tornato dalla clinica dove ha seguito una di queste ‘cure’. Il padre, fervente religioso e conservatore, membro della comunità cristiana di una piccola cittadina di provincia, lo aveva convinto a questa ‘soluzione’ dopo la prematura morte della madre. James è bravissimo al pianoforte ma il suo destino è quello di prendere in consegna la fattoria di famiglia. Per la devozione che porta verso il padre ha deciso di mettere una pietra al suo passato, alla sua omosessualità e quindi alla sua prima storia d’amore. Tutto questo è una vergogna e deve essere cancellato. L’esperienza della clinica sembra averlo convinto. Ora non gli resta che mettere in pratica quanto appreso. Anzitutto iniziare a frequentare una ragazza, la brava e bella Suzy. Ma alla fattoria c’è ancora Charlie, il suo primo amore. Charlie lo ama sempre e vorrebbe aiutarlo ad essere se stesso, a seguire i suoi sogni (e non quelli degli altri), tra i quali anche lo studio del pianoforte. Come reagirà James al rifiorire dei suoi veri sentimenti? Come potrà contrastare il padre, la sua religiosità e le aspettative del mondo che lo circonda? … Il film viene presentato in anteprima europea al Torino Gay Lesbian Film Festival 2016.
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