Primo film della regista iraniana Negar Azarbayjani e primo lungometraggio iraniano con protagonista un transessuale. Il film ci presenta due donne agli antipodi nella società iraniana, con cultura e valori differenti, una religiosa e povera, l’altra di famiglia benestante e di orientamento transgender, che lentamente troveranno modo di solidarizzare ed aiutarsi nel raggiungimento dei reciproci obiettivi. Una storia che evita qualsiasi stereotipo e che ha tutte le carte in regola per piacere sia al pubblico etero che gay. Adineh, o “Eddie” come preferisce farsi chiamare, sta aspettando con ansia il suo passaporto così da potersi recare in Germania dove potrà fare l’operazione di riassegnamento sessuale, da donna a uomo. Il motivo per cui non vuole farsi operare in Iran, dove questo tipo di operazione è curiosamente permessa (nonostante la forte omofobia di governo e polizia), sta nel fatto che il suo benestante padre è impaziente di farla sposare con un suo cugino. Sfuggita miracolosamente dalle sue grinfie, Eddie si sente obbligata a levarsi di torno e, proprio mentre sta per essere riacciuffata da un sicario prezzolato dal padre, si mette a fare l’autostop davanti ad una macchina. L’auto è in realtà un taxi clandestino guidato da Rana, una giovane donna tradizionalista il cui marito si trova in prigione e non può quindi sostenere la famiglia. Una donna alla guida di un’auto è ancora un tabù nella società classista iraniana, ma nonostante un po’ di paura, Rana accetta il passeggero (così lei crede) quando questo le offre il triplo della tariffa per portarlo al suo nascondiglio. Sulla macchina, quando Eddie si presenta come donna, nonostante l’abbigliamento, Rana si rassicura (una donna è meno pericolosa di un uomo), ma quando Eddie le racconta di essere un transessuale in attesa di operazione, Rana resta scioccata e va nel panico, finendo per cadere fuori dall’auto, ferendosi…
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Finalmente, spero di vederlo presto.