Nella Montreal del dopoguerra e prima di qualsiasi Stonewall, Alan B. Stone fotografava con maestria superbi corpi seminudi di sportivi immersi nella natura, vendendo poi le immagini per corrispondenza e dando vita a un pionieristico circuito sotterraneo di cultura visiva omosessuale. Uno spazio artistico in cui, tramite un codice di comunicazione assai preciso, il desiderio innominabile poteva muoversi relativamente libero. Una delizia per il piccolo voyeur che è in tutti noi. (MiGay 2006)
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