Varie
Domenico and Fabrizio organize one last weekend bash by the sea with a group of friends. But Domenico is forced to bring an unwanted guest along, his “deadhead” cousin Guido. A tragic accident will force him and all the other kids of the group to face the responsibilities of the choices they had made in the course of their young lives.
RECENSIONI
Si parte dalle costruzioni e le installazioni del quartiere dell’Eur, a Roma. Una scelta giusta per caratterizzare otto ragazzi alle soglie delle laurea. Ci si aspetta tra l’Obelisco e le costruzioni moderne davanti al Palazzetto dello Sport. Da lì, come tutti i romani sanno, si va verso il mare.
Il ceto medio verso Ostia, i più agiati più a sud: Sabaudia, Circeo e Sperlonga.
Possedere una villa in una di queste località estive significa far parte o meno di chi, a cavallo tra anni ’80 e ’90, nella vita ce l’ha fatta.
E basta sapere pochi dettagli, che Tummolini inserisce sapientemente, per capire di chi stiamo parlando: studenti di giurisprudenza della Luiss, aspiranti attrici e campioni dei programmi di ballo e canto di canale 5.
Odiarli dopo pochi secondi è facilissimo, aiutarli e capire a cosa sono stati esposti è il lavoro de L’estate sta finendo.
Sì, esatto, proprio come la hit del 1985 dei Righeira. A sottolineare un passaggio tra uno stato e un altro. Una determinazione sociale che si ripercuote sulla vita dei personaggi che ne cercano il passaggio.
Domenico (Andrea Miglio Risi) e Fabrizio (Marco Rossetti) sono i due protagonisti oscuri, gli studenti che stanno per diventare avvocati e giudici grazie all’impegno in una delle università più importanti e costose di Roma.
Con loro due sorelle: Flavia (Nina Torresi), la più integra del gruppo, e Giulia (Nathalie Rapti Gomez) aspirante e superficiale attrice. E ancora Manuel diventato famoso grazie ai talent-show, la più sempliciotta del gruppo Katia e il chitarrista Davide tirato dentro dalla sua nuova ragazza Giulia.
Dalla commedia un pò sciatta e dal gusto televisivo dopo quaranta minuti si piomba nel noir che spesso abbiamo letto nelle parole di Niccolò Ammaniti.
Con una fondamentale differenza: questa non è un romanzo, ma una ricostruzione di una storia realmente accaduta il 18 settembre 2012.
E allora si rimane agghiacciati per come Tummolini fotografa e racconta. Fastidioso e terribilmente reale.
C’è il morto: Guido, il cugino di Domenico, lo sfigato che studia ed è troppo ingenuo e sensibile per rendersi conto del pericolo che corre.
Antonello Fassari è il giardiniere della villa dell’orrore, l’unico a fiutare il pericolo ben prima che questa generazione se ne accorga. Il suo ruolo non è chiave, ma rappresenta lo sguardo dei genitori di questi giovani. Freddo e schifato.
Per non essere scoperti, i ragazzi cercheranno di insabbiare la morte di Guido: il futuro con le barche e le case di Roma Nord non vale la sofferenza di ammettere l’errore.
Un piano stupido e pieno di falle che rischia di saltare al primo allarme rappresentato dalla visita a cena di un produttore televisivo.
Tummolini è cattivo e preciso: peccato per montaggio e recitazione non all’altezza delle idee alla base di questo buon film.
L’estate sta finendo per l’Italia intera e la notizia più grave, aldilà del caso giudiziario che ne deriva, è che in pochi se ne stanno accorgendo. (Andrea Baroni, 35mm.it)
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estate sta finendo e un gruppo di universitari si prepara a trascorrere un weekend sul litorale romano, prima dell’immersione nello studio pro esami. All’insaputa dei genitori, Domenico apre agli amici le porte della sua bella villa sul mare. Il leader del gruppo è Fabrizio. Proprio come Domenico, di cui è grande amico, Fabrizio è un brillante studente di Giurisprudenza, con ambiziosi progetti per il futuro, una passione per la vela e le immersioni e un debole per le donne, con cui è spavaldo e sfrontato. Katia è la sua ragazza, un po’ coatta ma sensibile. Poi ci sono Giulia, la “Miss Luiss”, tanto bella quanto superficiale, e il suo ragazzo Davide, un musicista di sinistra che non ha nulla in comune con gli altri.
Diversa da Giulia è la sorella minore Flavia, studentessa di Filosofia intelligente e profonda, che attira subito l’attenzione di Domenico. Manuel è un ballerino che ha vinto un popolare talent-show. La gente lo riconosce per strada, ma lui si sente incompreso perché vorrebbe fare l’attore. La nota stonata del gruppo è Guido, cugino siciliano di Domenico, capitato a Roma per un concorso. Grandi amici da piccoli, Guido e Domenico sono ora molto diversi. Con i suoi modi goffi, il suo aspetto trasandato e le sue considerazioni fuori luogo, Guido mette gli altri in imbarazzo, in particolare il padrone di casa, che vorrebbe sbarazzarsi di lui per non fare cattiva figura con gli amici.
Una volta c’era La meglio gioventù e adesso c’è la “peggio gioventù” della buona società, ben rappresentata in questo film che inizia come una goliardica commedia sui bagordi di un gruppo di amici al mare, per poi virare verso il dramma, con la complicità di un incidente che muterà radicalmente il corso di questo spensierato weekend. Prima che il peggio accada, facendo esplodere le trattenute contraddizioni, gelosie, invidie e rivalità del gruppo di coetanei, assistiamo a un perfetto campionario di preoccupanti stereotipi giovanili. Dalle battutacce sul sesso ai vanti delle proprie presunte virtù, passando per l’uso di cocaina, il giovane e viziato italiano medio, forte col gruppo e debole in solitudine, si materializza sullo schermo, sintetizzato dalla battuta della studentessa di Filosofia sugli universitari di Giurisprudenza, «figli di papà, stronzetti e di destra».
Guai a essere diversi dal gruppo, si rischia di attirarsi le beffe altrui, o di fare una brutta fine. Allora, meglio adeguarsi e andare sempre là dove tira il vento, anche quando in cuor proprio si sa che la rotta è quella sbagliata. E quando la vita si mette di traverso, le strade sono sempre due: affrontarla di petto o arrendersi alle proprie meschinità, debolezze ed egoismi, di fonte ai quali si è sempre e comunque soli.
Questa operazione di vivisezione sociale si scontra con i limiti di una recitazione da fiction televisiva, da parte di un giovane cast che avrebbe giovato di una maggiore spontaneità e mordente nei molteplici ruoli. Anche la regia segue il crinale televisivo e asseconda una sceneggiatura che accelera il rapido deterioramento di una situazione che – si ha la sensazione – sarebbe esplosa anche senza l’innesto del colpo di scena. (Annalice Furfari, MyMovies.it – voto 2,5/5)
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Il nuovo film di Stefano Tummolini, scrittore, traduttore e regista, racconta un weekend al mare di un gruppo di ragazzi che incarnano un universo giovanile lontano dal romanticismo del recente cinema italiano. Una commedia che ben presto vira nel dramma, il cui epilogo è raccontato in un libro che esce in contemporanea al film che ne costituisce l’antefatto.
L’estate sta finendo risulta a conti fatti piuttosto fuorviante come titolo per questo secondo lavoro dello scrittore e regista Stefano Tummolini, visto che la celebre canzone dei Righeira del 1985 richiama suggestioni e leggerezze da Festivalbar e da commedia vanziniana, piuttosto che i toni cupi e i risvolti drammatici della nuova pellicola dello sceneggiatore de Il bagno turco di Ferzan Ozpetek.
Tummolini racconta infatti che il titolo non è nato insieme al film ma è stato preso in prestito successivamente, poiché in effetti il pop malinconico del testo descrive bene il passaggio tra una stagione e l’altra, la spensieratezza dell’estate che finisce, metafora del passaggio cruciale che attraversano le vite dei protagonisti del film. Oltre che regista e scrittore, Tummolini è anche traduttore di numerosi autori classici contemporanei sempre per Fazi Editore, la casa editrice che pubblica il suo libro Un’estate fa, che esce in libreria in contemporanea con il film al cinema e ne racconta il seguito.
Hitchcock nel cassetto
L’estate sta finendo: Fabio Ghidoni con Nathalie Rapti Gomezuna in una scena del film
Ancora un’ambientazione balneare dopo l’interessante debutto di Un altro pianeta presentato alle Giornate degli autori a Venezia 2008: dalle dune di Capocotta al Circeo di San Felice e Sperlonga, per una storia che potrebbe essere ispirata ad un fatto di cronaca vera (soprattutto per il taglio del romanzo di cui il film come detto costituisce l’antefatto), ma che in realtà è di pura finzione, anzi per stessa ammissione del regista nasce “dal cinema” e come omaggio al cinema di Alfred Hitchcock, da un soggetto rimasto nel cassetto per lungo tempo e dichiaratamente ispirato a Nodo alla gola del maestro del brivido (la villa stessa di Punta Rossa dove è stato girato il film è stata curiosamente realizzata a partire da un progetto di Frank Lloyd Wright ed è molto simile a quella ricostruita in studio per Intrigo internazionale), soggetto che poi è stato sviluppato dal regista in modo diverso ed inaspettato insieme a Michele Alberico e allo scomparso Mattia Betti al quale è dedicato il film. (Alessandro Antinori, Movieplayer.it)
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Cosa sei disposto a fare per rimanere nel gruppo? Stefano Tummolini lo racconta nel suo secondo lungometraggio, L’estate sta finendo, con Andrea Miglio Risi, Marco Rossetti, Giuseppe Tantillo, Nina Torresi, Nathalie Rapti Gomez, Ilaria Giachi, Fabio Ghidoni, Stefano Fardelli, Lucia Mascino, Antonio Merone, Antonello Fassari.
L’universo giovanile abbandona romanticismi di sorta per cimentarsi con una morte improvvisa, con la responsabilità e la coscienza, con il desiderio di far parte di un gruppo, a qualsiasi costo.
Le premesse erano buone e la prima metà del film vanta una certa suspense, coadiuvata dalla regia intima e da un’accurata fotografia che sfrutta il vedo non vedo del chiaroscuro. Poi la sceneggiatura scivola verso una banalità e una prevedibilità che smorzano il tutto, fino ad una conclusione quasi patetica e decisamente inverosimile.
La storia è quella di un gruppo di giovani universitari: due amici d’infanzia figli di papà, viziati e desiderosi di avere tutto e subito.
Una bionda abbastanza sciocca, almeno in apparenza, e sua sorella filosofa. Una moretta di estrazione sociale completamente diversa che avverte la differenza ma cerca lo stesso di farsi accettare.
Un ballerino famoso che tenta di sfondare. E un cugino scomodo, un po’ sfigato e lontano dai vizi e gli agi dei compagni di vacanza.
Tra ragazzate, discorsi puerili aventi per argomento il sesso, un guardiano inquietante e tante sniffate di cocaina, come si suol dire, ci scappa il morto.
Nessuno spoiler, tranquilli. Non vi diciamo chi è ma solo che da questo momento in poi, la trama si concentra sulle reazioni dei giovani, sui loro segreti e le loro paure.
Di ogni personaggio viene svelata l’altra faccia della medaglia, come a spogliarli dell’apparente spavalderia per rivelarne la fragilità e l’intimità.
L’estate sta finendo sembra il ricordo sfocato di Piccoli omicidi tra amici, di Danny Boyle, pur rimanendo lontano dalla solidità della sceneggiatura dello scozzese John Hodge.
Tratto dal romanzo dello stesso Tummolini, Un’estate fa, il film svela l’antefatto del romanzo. Il prodotto finito non convince del tutto e le debolezze sembrano andare a scapito dei punti di forza.
Adatto per una serata in un cinema all’aperto. Ma attenti a non farvi suggestionare. (Daria Castelfranchi, Araldodellospettacolo.it)
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