Premiato come miglior opera prima al prestigioso festival generalista di Miami, segna il debutto alla regia di Claudio Marcone (da venti anni famoso pubblicitario) con un’opera tagliente, in qualche momento un po’ schematica, ma capace di trasmetterci tutte le sfumature di grigio presnti nella vita sessuale del protagonista. Bruno (Francisco Celhay, attore famoso nella tv cilena), è un affermato architetto 35enne con una vita invidiabile: una bella famiglia ed un lavoro che l’appassiona e gli permette una vita agiata. Eppure soffre un profondo disagio interiore, una insoddisfazione che lo porta a separarsi temporaneamente sia dalla moglie Soledad (Daniela Ramirez) che dal figlio. Ha bisogno di riflettere su se stesso per scoprire quello che veramente desidera dalla vita. Quando un ricco uomo d’affari gli propone di lavorare alla progettazione di una nuova area nel cuore della città di Santiago, sente che è venuto il momento di affrontare sia la sfida professionale che quella interiore, personale. Inizia quindi a lavorare con l’aiuto di Fernando (Emilio Edwards), un giovane insegnante di storia e guida turistica, energico e vitale, accattivante, un gay sereno e sicuro di sé. Tra i due esplode subito una forte ed inattesa attrazione, una splendida storia d’amore. Quello che viene detto da un personaggio del film, “se sei gay, allora tutto diventa bianco o nero”, cioè chiaro e incontrovertibile, non sembra però adattarsi alla figura di Bruno. Qual è la sua vera sessualità? Dilemma che si ripresenta anche sul nuovo progetto lavorativo, quale tipo di edificio costruire? Prima pensa ad una grande torre fallica, poi ad una spece di grande ponte. Perché per Fer è tutto così chiaro e semplice mentre a lui sembra tutto complicato?… Bellissimi e ricchi di sottotesto i dialoghi tra i due protagonisti, resi molto bene da ottime interpretazioni, così come significative appaione altre presenze, ad iniziare dalla moglie Soledad, che conduce una vita solitaria che si adatta benissimo al suo nome, e che ci offre un intenso e profondo monologo; come pure la figura del nonno che lo sostiene in modo sorprendente e che ci fa capire che alcune tematiche vanno oltre le differenze generazionali; e quella del figlio che è al centro delle scene più drammatiche del film. Le scene di nudo, che a volte riempiono lo schermo, non sono mai ridondanti o di maniera.
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