In Turingia, negli anni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, sei ragazze di sedici anni sono ospiti sin dall’infanzia di un lussuoso collegio dove imparano l’arte della musica, della danza e delle buone maniere. Le regole sono rigidissime, ogni contatto con l’esterno è bandito. Il premio finale per la ragazza giudicata migliore è divenire etoile nel più prestigioso balletto di tutto il paese. L’universo del collegio femminile è un mondo che evita qualsiasi turbamento, sebbene sia solo in apparenza sereno. Le fanciulle, cresciute insieme, vivono tra bellezze della natura e giochi più o meno innocenti, scoprendo la vita. Tutto sembra idilliaco nonostante la severità del corpo insegnante, ma in realtà dietro la facciata si nasconde un terribile segreto gelosamente custodito dall’austera direttrice. Una delle ragazze, Vera, meno ingenua delle altre, cercherà di scoprire la verità. Attenzione: il film non presenta storie di innocente passione lesbica fra fanciulle, ma lascivi rapporti tra inservienti, isteria sessuale, omicidio, passioni represse di tipo maniacale e una intensa affettività adolescenziale
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Un film dalle atmosfere suggestive e rarefatte ove le protagoniste eseguono un minuetto recitativo capace di trasportare gli spettatori in un mondo sospeso fra sogni eterei e angosce ancestrali, molteplice la simbologia narrata per immagini, quale: la grotta, il castello, la cascata, la stanza segreta, il giardino, rappresentazioni dell’ inconscio collettivo, volte a rimandare l’ idea di una condizione femminile che si cerca e vaga smarrita al fine di trovare una ragione che avvalori il proprio bisogno di liberta’ al di fuori da un contesto misterioso ed opprimente. Potremmo guardare a questa storia come ad una fiaba morale dall’ esito infelice che ci desta dal torpore dei sensi e ci travolge con un brusco risveglio. Ottime le interpretazioni. Consiglio a tutte e a tutti il libro di Fuochi d’ artificio di Wedekind, ove all’ interno troverete il racconto Mine Ha Ha, dal quale il film e’ tratto.
Il film e’ angosciante, ma ti catapulta in un universo fiabesco e al contempo rarefatto. L’innocenza, la pulizia dell’ amore di Irene per Hidalla e’ commovente, cosi’ come e’ ricolma di phatos saffico la prima inquadratura ove una piccola allieva della scuola osserva il sonno della sua insegnante di danza. Tratto da Mine ha ha di Wedekind, il film presenta delle atmosfere oltre che claustrofobiche anche molto suggestive nel permeare la condizione di queste “principesse orfane in preda agli inganni”. Jaqueline Bizet nei panni della rettrice potrebbe benissimo incarnare la miglior Wanda di Sacher Masoch. A me e’ piaciuto per la classe che la pellicola emana ed i contenuti narrati. E’ come se il finale seppur nella sua drammaticita’ tonasse che non esistono regni azzurri e principi salvifici, tanto che Hidalla rimpiangera’ la grotta, simbolo di amore e di purezza, ove nel suo periodo semi spensierato si recava con Irene. Consigliabile soprattutto agli amanti di films dove le atmosfere contano molto al munto talvolta di salvare le trame.
qualche morto in più no eh!? -.-”
che film di merda, se mi perdonate il francesismo
la trama è globalmente assurda e il finale angosciante.
Il film secondo me rappresenta la delicatezza e l’amore delle donne e la violenza degli uomini. Il viso e gli occhi di Irene esprimono tutto l’amore che prova verso Hidalla,che non ricambia, con la stessa intensità, il sentimento profondo e sincero della sua amica. Le attrici sono tutte molto brave e rappresentano a pieno il compito dell’attrice:emozionare chi osserva la loro arte.