Varie
Film tv in due parti trasmesso da RAI Uno l’11 e 12 aprile 2011
PRESENTAZIONE RAI:
Nella torrida estate del ’73 la città di Torino, all’epoca ancora caratterizzata da una forte divisione tra ceti imprenditoriali e ceti operai, fa da scenario ad un terribile delitto e alle indagini per la sua soluzione. L’architetto Garrone, un “parassita” che vive di ricatti e di piccoli imbrogli, odioso e aggressivo con chiunque lo incontri, viene assassinato brutalmente con un “oggetto artistico”: un fallo di pietra.
Per la volgarità e per la quantità di persone che molestava abitualmente, l’architetto aveva parecchi nemici e molti di loro lo hanno minacciato di morte poche ore prima del ritrovamento del suo cadavere. La lista dei sospetti su cui si trova a indagare il tenebroso e affascinante commissario Santamaria è dunque assai ampia e attraversa in modo trasversale tutti i ceti sociali della città.
Nella rosa dei sospettati c’è anche la moglie di uno degli imprenditori più ricchi della città, Anna Carla Dosio, seducente e misteriosa dark lady, che diventerà presto l’oggetto proibito dei desideri del bel Commissario. Santamaria si troverà a dover scegliere tra il senso del dovere, che gli impone di rendere giustizia anche ad uomo meschino e socialmente emarginato come Garrone, e la passione per Anna Carla Dosio, verso cui sembrano convergere tutti gli indizi di colpevolezza.
Con il dipanarsi della matassa delle indagini emergerà un affresco sfaccettato e sorprendente della società torinese dell’epoca. Con i poliziotti arrivati a Torino dal Sud che trascinano la loro quotidiana nostalgia del sole, dei sapori e dei colori del Mezzogiorno in mezzo a molte incomprensioni e diffidenze da parte dei torinesi; con il mondo fatto di piccole paure degli impiegati comunali e con la realtà dei milionari dell’epoca, annoiati, stufi, troppo raffinati e depressi per riuscire a trovare un equilibrio esistenziale. Si entra nelle gallerie d’arte dove a peso d’oro ti viene venduto un falso; nelle vite delle prostitute e dei loro frequentatori; nelle ville della borghesia, figlia di un mondo contadino che sta scomparendo e spaventata a morte dall’evolversi dei costumi, che ha portato le prostitute a “lavorare” sotto le loro case, a un passo da tutto quello che per generazioni è stato conservato e che adesso sembra minacciato dalla modernità.
Ed è proprio in nome della paura di perdere i propri beni e la propria identità sociale che viene commesso l’omicidio dell’architetto, rivelando una volta di più al Commissario Santamaria quanto poco basti per portare a galla le pulsioni più violente nel più insospettabile degli individui. (RAI 1)
NOTE DI REGIA:
di Giulio Base
Torino 1973, io c’ero. Sono nato e cresciuto in quella città figlio di emigranti meridionali (proprio come il commissario Santamaria) che a fatica mi hanno fatto studiare nelle scuole private della ‘Torino bene’ (il mondo dorato della signora Dosio).
Pertanto è stato un doppio privilegio avere l’opportunità di raccontare per immagini le pagine di quello che viene giustamente considerato un classico della letteratura italiana del ’900. A totale servizio del romanzo -che amo- ho quindi cercato di rispettare soprattutto la preziosa alchimia dei generi creata dai due autori. LA DONNA DELLA DOMENICA è un giallo raffinato che alleggerisce la tensione dell’investigazione con venature ironiche, accompagnate da un saldo filo rosa, quando non erotico (il tratto principale dei molti avvenimenti che si affollano nel libro è proprio la malizia).
Ho cercato poi di riconsegnare al pubblico televisivo anche l’originalità dei due protagonisti: il commissario di polizia Francesco Santamaria indaga seriamente sugli omicidi, ma non è né un eroe né un antieroe: è un uomo. La radiosa signora Anna Carla Dosio, casalinga di lusso dipendente dal marito noioso, che all’inizio somiglia molto a una bella svampita, prende ad emanciparsi assumendo iniziative personali e -per l’Italia degli anni ’70- scandalose.
In questi contrasti ho provato a muovere il mio sguardo, non concedendo spazio al classismo, non ponendo antitesi fra vizi e virtù, tentando di lasciare al gusto di chi segue le vicende la gioia di ricomporre il puzzle degli eventi e dei delitti.
Lo stesso linguaggio ironico dell’opera letteraria è il mezzo di cui ho provato a servirmi per rendere trasparente il criticismo psicosociale, alleggerendolo di ogni prosopopea moralistica. La bravura di Fruttero & Lucentini sta anche nel non far pesare la derisione, collocandosi allo stesso piano di umanità media e comune dei caratteri descritti. Eppoi, come detto, io c’ero.
Credo di poter dire di avere conosciuto in carne e sangue gli archetipi dei personaggi raccontati e spero davvero che questo abbia aiutato il risultato finale del nostro lavoro che è stato appassionatissimo da parte di ciascuno (mi sento di dover ringraziare di vero cuore RaiFiction, i produttori, gli sceneggiatori, il cast artistico e la troupe tecnica tutta).
CRITICA:
Niente come la tv è in grado di derubricare. Non fa eccezione l´idea di girare in forma fiction un caposaldo letterario e cinematografico (a base di Mastroianni, in origine) come La donna della domenica di Fruttero e Lucentini, delizioso pastiche d´epoca tra giallo e tocco d´artista, anzi d´artisti. Non è più un reato farlo, tutto cade presto in prescrizione. Giulio Base in regia, Andrea Osvart la gran dama torinese fatale, il commissario Santamaria è Giampaolo Morelli: una volta è l´ispettore Coliandro un´altra il presentatore degli spogliarelli burlesque e qui è Santamaria. Almeno una delle tre cose è fuori posto, ognuno scelga quale. Quando il duo con il vice Ninni Bruschetta funziona e diverte siamo dalle parti di Insinna-Catania nello Sbirro. Quando si segue più da vicino il testo, sono dolori. Se fosse un soggetto qualsiasi, pazienza. Ma certi dialoghi e momenti di superiore genio presi dall´originale suonano come stecche continue, nel contesto. (A.Dipollina, La Repubblica)
“…L’aspetto ironico e la carica sensuale del romanzo, più che alle situazioni, sono affidati ai personaggi e, in questo, bisogna riconoscere che una grossa mano di aiuto al regista la danno gli attori che compongono il trio degli investigatori. Giampaolo Morelli, Ninni Bruschetta e Sergio Friscia, pur con diverse sfumature, fanno sfoggio di una carica comica naturale esaltata dalla ambientazione, dalla collocazione temporale della vicenda e dalla provenienza geografica dei tre. Meno sottolineata è, invece la carica sensuale di Anna Carla Dosio, impersonata da Andrea Osvart, che riesce a sembrare civetta senza ricoprire compiutamente il ruolo di femme fatal. Sarà la pettinatura, sarà l’eccessiva smania, ma la Osvart non riesce a coinvolgere più di tanto e anche i baffoni di Santamaria, pur filologicamente contestualizzati, non aiutano a prendere sul serio la passione fra i due.
Nel complesso, comunque, “La donna della domenica” è stata una operazione gradevole e non impegnativa, ma ben lontana dal misurare la bravura di Fruttero e Lucentini.” (D.Cuomo, La Gazzetta del Sud)
i rifacimenti sono sempre brutti, ma questo non ha parole … meglio l’originale!
Glia ttori qui fanno un po’ pena, per non parlare di tutto il resto…. Quello di Comencini è tutto un’altra cosa per non parlare degli attori, alcuni veramente bravi!!!!
Molto più bello il film di Comencini del 1975.
Troppe caricature, troppo superficiale.
La presentazione Rai inizia: Torrida estate 1973.
Si vede una Torino autunnale, la nebbiolina, il fiato uscire dlla bocca degli attori: bah! . e via così