Questo è forse il primo film di Almodovar (sia regista che sceneggiatore) che ha per protagonisti principali degli uomini mentre le donne, tanto amate ed esibite dal regista spagnolo nei suoi precedenti film, hanno qui dei ruoli secondari. La storia che racconta questo film ci fa pensare al grande film di Fellini 8 e 1/2, in quanto entrambi hanno per protagonista un regista e la sua vita. Qui sicuramente abbiamo qualcosa di autobiografico (anche se regista e produzione non hanno detto niente in merito) con un protagonista, Salvador Mallo, giunto ormai al suo declino che ricorda quando ancora bambino emigrò con la sua famiglia a Paterna, una città della Valencia, in cerca di lavoro e prosperità. C’è poi il suo primo grande amore nella Madrid degli anni ’80 e il tremendo dolore per la sua perdita quando era ancora vivo e palpitante. Il protagonista cerca quindi rifugio nella scrittura, come terapia per poter dimenticare l’indimenticabile, poi la scoperta del cinema e del teatro per colmare un vuoto che continua a persistere. Almodovar ha detto che questo film “affronta la grandezza e la miseria del creato, così come la difficoltà di separarlo dalla propria vita e le passioni che gli danno significato e speranza. Nel rivedere il suo passato, Salvador trova l’urgente necessità di narrarlo, e in quel bisogno, trova la sua salvezza”. La produzione aggiunge: “Un film che ripercorre la storia della Spagna per oltre quarant’anni. Un’opera intima, privata, sensuale, che parla di vuoti da riempire e desideri assopiti, che aspettano la scintilla che possa risvegliarli. Primi e secondi amori, le madri, l’immortalità, un attore con cui il regista ha lavorato, gli anni sessanta, gli anni ottanta e il presente. E il vuoto, l’incommensurabile vuoto prima dell’impossibilità di continuare a fare dei film. Inoltre il film parla della creazione, sia cinematografia che teatrale, e dell’impossibilità di separare la creazione dalla vita di qualcuno”.
Il protagonista Salvador è interpretato da Antonio Banderas, l’attore che fu lanciato dal primo film di Almodovar, quel “Labirinto di passioni” diventato subito un cult per il pubblico gay (erano anni in cui era difficile trovare film a completa tematica gay). Il film esce in Spagna dal 22 marzo 2019.
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E’ un film bellissimo.
La storia si sgrana e guardando le vicende del protagonista ti tornano in mente le tue esperienze e i tuoi pensieri e viene naturale metterli a confronto con quello che avviene sullo schermo, perché questo è un film molto universale, molto reale anche nella finzione.
Le scene dell’infanzia sono stupende, il finale toccante. Il tutto con la consueta perfezione delle inquadrature di Almodovar e un Antonio Banderas favoloso. Per me è assolutamente nella top 5 di Almodovar.
Film davvero noioso e autoreferenziale …
Lontano anni luce dai film degli anni d’oro di Almodovar .
Precisazioni : il primo film in Italia distribuito fu “Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio” e non il sempre citato “Labirinto di Passioni” (altro film decisamente poco bello…). Il film a tematica Gay per antonomasia nella filmografia di Almodovar è “LA LEGGE DEL DESIDERIO – LA LEY DEL DESEO” , capolavoro con un Banderas al meglio di se… Sono passati trent’anni da allora, il buon Pedro ha fatto troppi soldi e ha fumato troppe canne … Vai Pedro, riesci ad ottenere ancora recensioni così lusinghiere nonostante tu non sappia più cosa raccontare … CHAPEAU !
non scherziamo eh.
assolutamente in disaccordo, film tra i suoi piu’ belli, con la mala educacion, la legge del desiderio, donne sull’orlo di una crisi di nervi…
Il secondo film di Pedro Almodovar che guardo dove l’inizio e la fine si ricollegano nella trasmutazione del cinema, i primi desideri omosessuali, il rapporto con la madre e l’infanzia, la dipendenza dall’amore che ne porta altre al risolvere un periodo.
Tra citazioni cinematografiche, inquadrature ben studiate e psicologiche nonché una regia nella regia il mio voto è un bel nove.