E’ uno dei primi film della storia del cinema con una storia ed un protagonista omosessuale. Il regista è uno dei più grandi eppure questo film, almeno in Italia, è quasi misconosciuto. Ma anche in America, dove uscì col titolo “Chained: The Story of the Third sex” (dopo che fu rifiutato “The Inverts”) non si dichiarava il regista nei crediti. La storia è quella di un pittore omosessuale che si innamora di un giovane modello che più tardi lo abbandona, derubandolo anche, per una giovane aristocratica. Ma il pittore vivrà del suo ricordo, gli lascerà tutti i suoi averi in eredità e morendo dirà “muoio felice, perché ho vissuto un grande amore”. Meraviglia comunque che in quell’epoca Dreyer volesse e riuscisse a fare un film che trattava di una passione così poco ortodossa. Il romanzo di Hermann Bang, da cui il film è tratto, sembra che abbia preso spunto dalle vicende del pittore Auguste Rodin.
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Film muto, tedesco, del 1924. Se non fosse per la curiosità di vedere un film di molti decenni fa che parlava chiaramente di personaggi omosessuali e li faceva protagonisti di una storia, non credo che lo avrei visto.
Come si può immaginare tra i punti deboli di questo film c’è il ritmo, inoltre la trama è labile e la musica di sottofondo è da ninna nanna. I lati positivi restano solo quelli di parlare di omossessualità in un’epoca in cui resta proibito anche solo parlare di ciò: una principessa russa che viene “rimbalzata” da un pittore (che comunque le dipinge un quadro), che vuole continuare il rapporto che ha con il suo giovane modello. Non sarà ricambiato fino in fondo, anzi …
Del resto da un tema così trattato in quell’epoca, non ci si poteva aspettare anche un finale felice …