Varie
Daddy and the Muscle Academy (tr. lett. Daddy e l’accademia del muscolo) è in assoluto il primo documentario su Tom of Finland, in cui si ripercorre tutta la vita dell’artista, nato nel 1920, col nome di Touko Laaksonen, in Finlandia vicino a Turku e scomparso nel novembre del 1991.
I suoi primi disegni, fortemente influenzati dalle riviste americane muscle magazine degli anni Cinquanta, come Physique Pictorial, o da film come The Tattooed Sailor and the Hoods, furono pubblicati per la prima volta nel 1958 in Inghilterra; ma fu l’America, che paradossalmente visitò per la prima volta solo nel 1978, a decretarne il successo.
Il suo personaggio più riuscito, Kake, nacque nel 1968; ma sin dall’inizio i suoi personaggi, che pure si sono evoluti stilisticamente nel corso degli anni, hanno risposto ad un tipo fisico ben definito, ovvero il suo ideale di bellezza assoluta, un boscaiolo finlandese sposato ad altri archetipi, come i soldati delle SS, che tanto lo impressionarono da bambino.
Ne è scaturito un mondo esclusivamente maschile, popolato da poliziotti, motociclisti, marinai, boscaioli, soldati in divisa, ragazzi leather il cui unico modo di comunicare è il sesso, vissuto con gioiosa fantasia, col dolore fisico che esalta l’atto sessuale e con la consapevolezza che i ruoli si scambieranno e di lì a poco il passivo diventerà attivo.
Un mondo fortemente sadomaso, contrassegnato da iperboli ed ostentate esagerazioni, colorate con ludica ironia: muscoli gonfiati all’eccesso, membri giganteschi, zampilli prepotenti, strumenti di tortura, manette e catene.
Il documentario, di grande cura formale, è capace di coinvolgere emozionalmente lo spettatore, attraverso i tre piani – le interviste, i fumetti e le scene live di nudi o leather – che si intersecano in continuazione, arricchendosi a vicenda.
Ilppo Pohjola, anch’egli finlandese, ha così trovato la chiave giusta per impadronirsi dello straordinario universo dell’artista, i cui eroi hanno condizionato i comportamenti gay, fungendo da imprescindibile punto fermo di ogni altra opera, fotografica o fumettistica, ed imponendo una nuova immagine del gay, nobile e monumentale, che ha soppiantato quella effeminata o travestita come unica realtà.
Vincenzo Patanè (da “A qualcuno piace gay”, La libreria di Babilonia, 1995).
Condividi