…Alcuni calciatori dilettanti non riescono a disputare la partita anniversario, la privacy gioca contro. Un veloce, divertente ritratto inglese con un retrogusto amarognolo che ci riporta all’atmosfera del free cinema e alla complicità virile di Full monty con innesti letterari alla Nick Hornby. E’ la fauna realistica di varia umanità di Greenwych, che il regista Simon Shore osserva con occhio ironico, costeggiando la retorica ma senza sposarla. Le tipologie sono classiche (il figlio ribelle di papà, il gay nero, il maniaco del ménage a tre, il paparino impenitente, il marito taglia large) tanto da farne quasi un manuale di moderna sociologia usa e getta. Ma il film ha un suo ritmo di osservazione anche crudele, gli interni affettivi sono un disastro e la manciata di lieti fini distribuiti prima dell’ultimo calcio al pallone risulta un gentile omaggio. . .(M. Porro – Corriere della Sera)
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2° parte. Tornando sul film, volevo parlare della parte glbt. Il personaggio omosessuale si chiama Adam ed è colui che ha sostituito il vecchio allenatore, che organizza la squadra e che sprona gli altri a gareggiare ancora. Nessuno sa della sua omossessualità e anzi lui riesce più a confidarsi a una perfetta estranea, che ai suoi amici di sempre. La situazione cambierà solo quando verrà accusato da uno di loro di avere una relazione con la sua ragazza (quasi madre di suo figlio); ma che allo stesso tempo era la ragazza del primo tanti anni prima. Riuscirà a chiarire la faccenda solo ammettendo la propria omosessualità.
In generale nel film l’omossessualità viene più volte tirata in ballo e sempre sotto forma di insulto. Direi che il tema non è trattato per niente bene e questo contribuisce a far scadere il film nel mio giudizio.
Ogni componente di un ristretto gruppo di amici vicino ai 30 si guarda indietro e ragiona su cosa vorrebbe fare prima di compiere i trent’anni. I componenti maschi di questa piccola comitiva giocano insiene nella stessa squadra di calcio amatoriale e alla vigilia della 500esima partita decidono di smettere. Tutti sono comunque parecchio incasinati e irrisolti. Il film non è un granchè in quanto non ha trama, ma è un insieme di luoghi comuni sul giovanilismo; ma il finale è anche più tragico in quanto tutto si risolve per il meglio su tutti i fronti. Io sono un sostenitore del fatto che ogni film ha diritto a un suo finale specifico e non per tutti vale il lieto fine o un finale catastrofico. Qui il lieto fine è stato davvero deleterio. Come riuscire a peggiorare un film già disatroso.
6 Amici legati dalla comune passione per il pallone alle soglie dei 30 anni devono giocare la 500esima partita che potrebbe essere anche l’ultima. Sono tutti incasinati, con problemi, con insicurezze, con segreti che vengono affrontati nel film.
Pellicola che parte bene, con una buona descrizione delle situazioni in cui si dibattono questi trentenni che usano il calcio per rimanere uniti ma forse anche per paura di crescere ed assumersi nuove responsabilità; ma che termina alquanto malaccio.
Il maritino sessuomane rinuncia ai desideri carnali per essere buon padre e buon marito; il figlio innamorato della matrigna, perdona il padre e partecipa al loro matrimonio.
Il triangolista accetta il fatto di non sapere se è riuscito a farsi le 2 donne che ha tanto agognato, l’adottato dal padre ne accetta la morte e matura, ed infine il gay nero fa coming out e tutti amici + di prima.
Nella vita, magari tutto avesse l’happy-end ma purtroppo…
Qui, Il troppo stroppia e così un film discreto ed incisivo diventa pura melassa e stucchevole, peccato!