“lasciatemi dire qualcosa sul mio ultimo film. Si chiama Container. Non so perchè, ma mi vengono in mente i serpenti quando cambiano pelle. Io credo che quando cambi il tuo nome lo lasci letteralmente alle tue spalle, così come quando cambi vita, di fatto, lasci quella vecchia dietro di te, come una pelle di serpente avvizzita e vuota, quasi trasparente.
È quello che è successo col mio nuovo film. All’inizio volevo chiamarlo Tsunami. Mi affascinava l’idea di queste onde giganti che si spostano lungo la superficie di tutto l’oceano. Ma questo accadeva pochi mesi prima che arrivasse lo tsunami in Asia. All’epoca si parlava addirittura di un terremoto che avrebbe provocato un’onda tale da sollevare l’intero atlantico e cancellare completamente l’East Coast. Tra i miei progetti c’era quello di realizzare un film su una comunità devastata da un’onda simile. Ho scritto una mezza scenggiatura e cominciato a filmare qualcosa nella mia vasca da bagno – utilizzavo gli animali di gomma dei miei figli, polipi, anatre e squali.
Poi, però, arrivò il vero tsunami. In quel contesto non avrei mai potuto chiamare il mio film così. E allora ho scelto Container.”
“I giornalisti si aspettano che descriva il mio film in poche parole, chiare e semplici. Un sacco di giornalisti mi chiede la stessa cosa, gli americani in particolare – sembrano quelli più pigri. Comunque io, che sono una persona perbene, rispondo poche, chiare e semplic parole: è un film muto in bianco e nero, ma col sonoro, dedicato al bambino che c’è dentro ognuno di noi.” Lukas Moodyson
Regista, sceneggiatore e scrittore svedese, Lukas Moodysson si è imposto all’attenzione del grande pubblico con Fucking Åmål (1998) il suo primo vero e proprio lungometraggio, campione di incassi in Svezia a cui seguirà un altro successo al botteghino, Together (2000). Container è il suo ultimo lavoro.
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