All’indomani di Natale, Lionel, figlio di un pastore valdese, apprende che il suo bisnonno era polacco. Lui che si credeva valdese puro, si lancia ora alla ricerca delle sue origini, trascinando con se la sorella Lucie. Come dei ladri, s’inoltrano nella notte al volante di una vettura “presa in prestito” alla Radio Suisse. Ma ora niente è più sicuro. Di sicuro c’è solo questa corsa in Slovacchia, l’omosessualità di Lionel, le officine abbandonate della Slesia, l’auto rubata, il matrimonio bianco, lo studente di Cracovia, i passaporti falsi, le reali difficoltà, la strada per Varsavia, infine, l’avventura. E da qualche parte in Polonia un cavallo che si annega, notte dopo notte. “Il film ripercorre controcorrente il fenomeno dell’immigrazione: quello di un giovane svizzero, il cui padre, pastore protestante, accetta più facilmente l’omosessualità del figlio che non le sue pretese di risalire alle sue origini polacche” (Il Manifesto – Maria-Delfina Bonada).
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Va detto subito che non è propriamente un film a tematica gay. Lionel convive col suo fidanzato che, come sempre succede, vorrebbe ricevere più attenzioni (anche in pubblico). Lucie è sposata con un maschione fisicato e peloso che, come sempre succede, non la ascolta (nemmeno in privato). Il loro viaggio alla scoperta delle origini diventa essenzialmente una via di fuga per entrambi; un’occasione per guardarsi dentro; un’avventura da condividere. Eccellente prova di attori. Trama ricca di piccole sorprese. Da vedere.
bello il viaggio dei due protagonisti… solo il pretesto per intraprenderlo mi lascia un po’ dubbioso….
Un ragazzo gay svizzero, risolto e integrato, è ossessionato dall’idea di essere polacco nell’anima. Sarà questa l’ultima frontiera del sentirsi diversi? Il film è interessante nell’assoluta follia del suo assunto.