Le clan: ovvero il racconto della storia attraverso il corpo. Quello di un gruppo di giovani maghrebini di una qualunque banlieue francese. Corpi esibiti, sfrontati, cesellati da ore di palestra. Nei primi venti minuti di film non c’è una sola inquadratura che si allontana dagli splendidi occhi di Jamel, dalle spalle maschili di Marc, dai muscoli scattanti e allenati dei compagni del ‘Clan’. In un tripudio della bellezza maschile, a tratti, volutamente manieristica. Le vite del ‘Clan’ sono vite vissute pericolosamente. “Storie di vita” per dirla con le parole di Pasolini. Quelle storia di periferia, solitudine, speranze e sogni disattesi di ragazzi che non riescono a trovare un lavoro che non li annienti. Soli, senza un amore, incapaci di dare un senso al proprio vivere. Anche il sesso, come tutto, è consumato senza convinzione, fatto di gesti rabbiosi e veloci. Al centro tre fratelli: Marc, Christophe e Olivier. La morte improvvisa della madre trascina la famiglia nell’abisso. Piccoli furti, lo sballo, il carcere del più grande. La situazione degenera rapidamente. Il dolore trattenuto, imploso, l’incapacità di raccontare la sofferenza, da un lato favoriscono un legame intimo, profondo. Come nella scena della masturbazione, come momento di condivisione e di tenerezza. Ma vince la supremazia del conflitto. Fino alla citazione pasoliniana che fa timidamente capolino nella sequenza in cui i tre fratelli giacciono abbracciati, nudi, come dopo un amplesso, mentre lo sguardo del padre li osserva, incapace di parole. E poi la vita. Che non smette di scorrere. Allora ecco che il piccolo Olivier si innamora di un coetaneo bellissimo, maledetto, fragile. E la vera tragedia incombe. Come nella tradizione antica, inevitabile, predestinata. Un ritratto sincero e appassionato del sottoproletariato urbano. Onesto, crudo e mai banale. Bellezza, rabbia e disperazione. Dal giovane regista di A tout vitesse, sceneggiatore insieme a Téchiné dell’indimenticabile Ls roseax Sauvages.(cinemagaylesbico.com)
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Un film decisamente crudo ma onesto, che attraverso la durezza ci fa capire i sentimenti e i momenti di dolcezza con intensità. Sicuramente il ritratto di una società spesso lontana da quelle che viviamo quotidianamente. Ben dosato il ritmo sul finale mentre immagini felici ci portano ad un’addio dolceamaro, però la vita va avanti. Un ottimo film, con attori “veri”.
Uno dei mie film preferiti in assoluto .Crudo , fresco , travolgente come i protagonisti che ci trascinano nelle loro vite difficili ma assolutamente “VERE” . Da non perdere
Bellissimo! Assolutamente da vedere. Il terzo capitolo, quello sulla storia di amore di Oliver, il più bello. L’idea della lettera di addio sulle immagini felici della coppia mentre fa l’amore e parapendio (si chiama così?), geniale e tenerissima.Un sacco, ad ogni modo, i momenti ispirati. Morel si conferma un regista in gamba. Poi vabbé c’è anche Marc, ma questo è un altro discorso… ;P
Il mio “7” è dovuto soprattutto alla bravura degli interpreti. Si tratta di un film non facile. Una vicenda che ruota intorno a tre fratelli molto legati tra loro. L’ambiente in cui vivono non aiuta: una periferia squallida e criminale. Uniti sarebbero una forza, ma qualcosa li tiene separati. Forse la sofferenza della madre perduta. Forse la mancanza di fede nel futuro.
Da ricordare la scena in cui il padre osserva in silenzio i tre figli mentre riposano sul divano stretti in un abbraccio completamente nudi.
Romantica e narrata con maestria la breve storia d’amore omosessuale vissuta da Olivier. Da sola vale mezzo film.
Morel continua a centrare i suoi obiettivi anche con questa storia di 3 fratelli magrebini orfani di madre, che vivacchiano tra furtarelli, droga e disagio giovanile.
Ritratto molto pasoliniano con la cinepresa che indugia sui bei corpi nudi dei ragazzi.
Buon film con attori convincenti, e se l’ottimo Stephane Rideau si conferma di film in film,sono una gran bella sorpresa Salim Kechiouche ma soprattutto Nicolas Cazalé!
Da vedere!
un buon film, ma da un film vietato a minori di 18/anni ci si aspettava delle scene di sesso espilicito, bravo stefan rideau.
bello..non perfetto o un capolavoro(ma chi li vuole?), ma notevole.