Una pellicola dal tono epico sulle disillusioni dell’american dream. Ma alla fine vince la speranza del titolo. La storia gay è un po’ in secondo piano, ma riveste una notevole importanza per far comprendere la tesi del regista. L’omofobia che pervade la cultura provinciale americana viene qui rappresentata da due ragazzini neri che dopo aver massacrato senza motivo un passante nel parco cittadino, arrestati, s’inventano, per difendersi, di essere stati molestati sessualmente. Piacevole il momento in cui un collega dell’uomo picchiato, che è un professore universitario, gli porta la solidarietà e la vicinanza degli altri omosessuali che lavorano nella scuola. Sayles non delude mai.
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John Sayles è uno dei pochi registi conosciuti statunitensi molto impegnati e i suoi film sono sempre anche denuncie sociali.
In questo bel film di denuncia contro la corruzione è anche trattata l’omofobia e di come si possa divenire vittime innocenti.
Purtroppo finisce tutto a tarallucci e vino e il ragazzino nero va a fare joggins nel parco con l’uomo da lui accusato ingiustamente.
Un occasione mancata per affrontare l’interessante tema, forse c’era già troppa carne al fuoco e si doveva dare una pur flebile speranza nel pessimismo di fondo che pervade il racconto.
Un film da vedere e apprezzare!