I registi Pavel Loparev e Askold Kurov hanno documentato il lavoro di un gruppo di ragazzi LGBT russi che sono entrati a scuola armati di telecamere per riprendere le loro vite quotidiane. Gli studenti passano vicino ai ragazzi gay insultandoli e minacciandoli. La cosa ancora più terrificante è che anche gli adulti, insegnanti e genitori, dicono loro che sarebbe meglio morissero piuttosto che vivere come omosessuali. Tutto questo grazie anche alla legge promulgata dal governo russo che punisce la “la propaganda di relazioni sessuali non tradizionali tra le giovani generazioni”, colpevolizzando e denigrando l’omosessualità. La giornalista Elena Klimova ha voluto reagire a questo stato di cose creando un gruppo di supporto online, Children 404, nome derivato dal codice del messaggio di errore sui social media, permettendo a molti di condividere le loro storie di oppressione, facendo sentire che non sono soli. Il film vuole denunciare un’oppressione della quale nessun media parla. Le riprese fatte dai ragazzi sono grezze e non è sempre facile seguire i passaggi da una testimonianza all’altra, ma il contenuto è forte, impossibile da ignorare. Anche il fatto che molti di questi ragazzi abbiano i volti oscurati, scegliendo di rimanere anonimi, è il segno dei grossi rischi che hanno corso partecipando a questo lavoro. Risultano per contrasto eccezzionali le interviste ai pochi ragazzi che hanno voluto mettersi davanti alla telecamera a volto scoperto, come Pasha, che si è trasferito in Canada per fuggire da tanto odio e repressione.
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